COME SI TRASFORMA LA TELEVISIONE

Negli ultimi anni in Italia, così come in tutto il mondo, abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione nelle modalità con cui gli spettatori consumano i contenuti digitali. Da un mercato in cui la distribuzione di programmi lineari, eventi, serie o film su internet rappresentava un’alternativa di nicchia allo schermo principale ancora saldamente dominato dalla TV broadcast via digitale terrestre, cavo o satellite, siamo approdati oggi a un’offerta di piattaforme e contenuti broadband che spesso supera quella televisiva tradizionale, sia in termini di tempi medi di visualizzazione da parte degli spettatori che in termini di raccolta pubblicitaria.

Diego GIBELLINO – Manager Multimedia Solutions & Platforms – TIM

Di Diego GIBELLINO: Manager Multimedia Solutions & Platforms – TIM

Nel 2023, come certificato dall’ultimo rapporto Auditel-Censis [1], per la prima volta in Italia abbiamo assistito al sorpasso del numero di Smart TV, ricevitori in grado cioè di connettersi ad Internet, rispetto alle TV tradizionali installate nelle case degli italiani. Ogni famiglia ha oggi a disposizione circa cinque schermi connessi, con oltre due per ogni individuo. Questi dati sono naturale conseguenza della modifica nelle abitudini di fruizione dei contenuti: circa la metà degli italiani consuma regolarmente contenuti audio e video in streaming su piattaforme globali e nazionali, gratuite e a pagamento, con una crescita notevole rispetto al 27% del 2017.

Nonostante durante l’ultima World Radio Conference dell’ITU (WRC-23) sia stata ratificata la proroga fino al 2031 dell’impiego delle bande UHF sub-700 MHz ad uso primario del broadcaster per l’Italia e altri Paesi [2], la transizione verso lo streaming e l’impiego di infrastrutture broadband IP per la distribuzione dei contenuti audiovisivi appare inevitabile. Si tratta quindi ora di gestire un processo di migrazione e cambiamento irreversibile attraverso un contesto regolatorio che salvaguardi e promuova le prerogative del servizio TV universalistico e dell’offerta di prodotti nazionali su principi di equità applicati all’intera industria di riferimento. In questo scenario risulta centrale la selezione ed evoluzione di tecnologie, infrastrutture e piattaforme che assicurino, a livello nazionale, un sistema diffusivo efficiente e sostenibile, sempre a tutela dell’utente finale.

CONTENUTI IN STREAMING E CONTENT DELIVERY NETWORKS (CDN)

Uno dei fattori tecnologici che hanno assicurato il successo e la rapida diffusione di soluzioni e servizi di streaming Over-The-Top (OTT) è stato il riuso di protocolli e infrastrutture già impiegate e perfezionate negli anni per gestire il comune traffico internet (siti web, download immagini e documenti). I protocolli TCP e HTTP per la richiesta e trasmissione di porzioni di contenuto poi riassemblate, decodificate e visualizzate in modo continuo dal device utente permettono di sfruttare le proprietà di ridondanza, instradamento, ritrasmissione proprie della rete internet, superando i vincoli (e.g. STB proprietario) e i costi di precedenti soluzioni IPTV verticali dette “managed”, cioè basate sulla gestione diretta del trasporto sulla rete da parte dell’operatore.

L’introduzione di soluzioni di adaptive bitrate (ABR) hanno in seguito permesso di limitare gli impatti della natura best-effort della rete internet sulla Quality of Experience (QoE) percepita dagli utenti finali, ovviando a fenomeni di congestione attraverso algoritmi in grado di modificare la qualità e banda dei contenuti richiesti in modo continuo in base a metriche raccolte e analizzate dal player e opportune strategie di buffering.

La scalabilità della modalità di distribuzione unicast, che prevede richieste, risposte e flussi dati client-server individuali anche per lo stesso contenuto, si basa sull’utilizzo di Content Delivery Network (CDN), infrastrutture geograficamente distribuite in grado di replicare i contenuti resi disponibili sugli origin server e portarli in prossimità degli utenti che li richiedono. Queste piattaforme, concepite originariamente per ottimizzare la distribuzione di contenuti web statici, si sono evolute per supportare pienamente i servizi di streaming e oggi rappresentano una componente imprescindibile di qualunque soluzione in produzione.

La CDN replica i contenuti, li avvicina agli utenti e permette di ridurre il volume di richieste verso gli origin server salvaguardandone il corretto funzionamento ed evitando il fenomeno di thundering herd (massiccio numero di richieste contemporanee verso il server) . Permette inoltre di ridurre traffico e costi sui nodi di peering, con impatti rilevanti in particolare sui volumi di traffico scambiati sulle tratte internazionali (ad esempio per servizi in cui gli origin server sono su public cloud in regioni diverse da quelle nelle quali avviene la diffusione) e all’interno di backbone e reti metro degli operatori.

Queste piattaforme garantiscono inoltre un ulteriore grado di resilienza per i servizi di streaming, ridirezionando dinamicamente le richieste verso altre cache nel caso in cui uno o più nodi diventino irraggiungibili per congestione, problematiche di rete o malfunzionamenti hardware o software.

L’offerta di CDN regionali e global è enormemente cresciuta negli ultimi anni, anche in Italia. Un servizio di streaming commerciale diffonde i propri contenuti utilizzando tipicamente più di una CDN. Questa soluzione, denominata Multi-CDN, prevede la combinazione di diverse CDN, con l’obiettivo di sfruttare al meglio i punti di forza di ciascuna offerta e mitigarne i punti di debolezza. L’approccio Multi-CDN permette di definire logiche per la selezione ad esempio della CDN con point of presence (POP) più vicini, numerosi o performanti per ogni cliente su base geografica, o l’opzione migliore rispetto all’ISP che fornisce connettività o ancora definendo regole di priorità basate sui volumi di traffico contrattualizzati e tariffe (per esempio garantendo logiche di trabocco del traffico in caso di un aumento di utenti non previsto in sede di dimensionamento). L’elemento di supervisione e esecuzione delle logiche definite è specifico di ogni servizio e può essere un componente del back-end denominato steering server.

Le CDN permettono inoltre di definire regole o operazioni specifiche da applicare agli oggetti che attraversano la piattaforma, per esempio manipolando e riscrivendo i manifest file che segnalano i segmenti relativi ad un contenuto provenienti dagli origin server, integrando soluzioni server side di protezione avanzate come Watermarking, token di autenticazione o geo-blocking, o ancora supportando scenari di inserimento, sostituzione o personalizzazione degli intermezzi pubblicitari (AD insertion e targeted AD) all’interno del flusso principale.

EVENTI LIVE, RETI E SCALABILITÀ: LA TECNOLOGIA MULTICAST

Nel 2023, l’evento più visto sulla TV tradizionale in Italia è stata la serata finale del Festival di Sanremo (con oltre 12 milioni di spettatori), seguita dalla finale di Champions League di calcio (con oltre 8 milioni di spettatori)[3]. È possibile dimensionare e configurare una infrastruttura di delivery broadband basata sul modello di streaming unicast in grado di supportare eventi con un numero così elevato di spettatori in un intervallo temporale limitato? Sono gestibili picchi di traffico di svariati ordini di grandezza superiori a quelli medi riscontrati per tutti gli altri programmi e per la maggior parte dell’anno? La risposta è no, o meglio, un dimensionamento dell’infrastruttura di rete e CDN basato su quei valori non sarebbe mai economicamente e operativamente sostenibile, rendendolo irrealizzabile. Il limite è intrinseco nel meccanismo stesso dello streaming unicast, che prevede un flusso per ogni client: il traffico cresce in modo sostanzialmente lineare con il numero di utenti contemporanei che accedono allo stesso contenuto, con impatti diretti su tutti i segmenti della rete. Limitarsi ad acquisire e installare o affittare capacità per far fronte al picco massimo di utenza che si dovrà ipoteticamente supportare non è una strategia perseguibile.

Il problema non è nuovo. Da più di 30 anni le reti IP supportano una tecnologia di distribuzione efficiente e consolidata utilizzata dai servizi di video comunicazione e IPTV managed per gestire flussi live in grado di scalare correttamente al crescere del numero di utenti da servire: l’IP multicast. Questa modalità di distribuzione permette di stabilire connessioni punto-multipunto tra una sorgente e un numero variabile di destinatari che si registrano ad un gruppo multicast (una particolare classe di indirizzi IPv4 o IPv6). I pacchetti vengono distribuiti creando alberature di instradamento all’interno dei vari segmenti della rete per raggiungere ciascun destinatario. L’informazione viene replicata a livello di interfacce dei router e switch installati in rete solo dove è strettamente necessario, attraverso meccanismi definiti dal protocollo di routing multicast supportato.

La sfida è definire una modalità di riutilizzo della tecnologia multicast, e dei relativi protocolli e meccanismi di delivery, integrandola in un ecosistema di servizi, piattaforme e device diversificato, con ampia diffusione, e non completamente sotto il controllo dell’operatore.

IL MULTICAST-ABR

La soluzione Multicast-ABR (M-ABR), anche nota come “Adaptive media streaming over IP multicast”, permette di sfruttare le caratteristiche di efficienza e scalabilità della distribuzione multicast, associandole a formati e modalità di trasporto ABR propri del mondo streaming OTT, senza richiedere particolari modifiche alle catene di produzione e distribuzione di contenuti live. Le caratteristiche più importanti sono:

· Riutilizzo di formati e protocolli già in uso da parte dei content provider (nessuna necessità di modifiche lato head-end)

· Supporto di contenuti in formato ABR organizzati in segmenti (e.g. mp4)

· Nessuna modifica alle logiche e modalità di acquisizione e playback dei contenuti nel player all’interno dell’applicazione o device utente

· Nessuna manipolazione del contenuto o necessità di decodifica effettuate in componenti intermedi tra origin server e player

· Garanzia di integrità end-to-end delle soluzioni di protezione del contenuto e DRM adottate dal content provider

· Interlavoro con CDN (repair e fallback)

Nel Multicast-ABR, gli oggetti ABR unicast (manifest o playlist e segmenti media) vengono incapsulati all’interno del flusso multicast per mezzo di specifici protocolli di trasporto media come FLUTE, ROUTE, NORM o MSYNC. Questi protocolli gestiscono l’identificazione univoca degli oggetti trasportati, forniscono informazioni e metadata che descrivono gli oggetti, supportano gli header HTTP e la suddivisione di oggetti in pacchetti di dimensione opportuna per il trasporto via multicast (UDP/RTP) e per la successiva ricomposizione.

La distribuzione degli oggetti in multicast avviene tra un componente di trasmissione e uno o più ricevitori. Mantenendo inalterati gli oggetti ABR unicast, è possibile quindi affiancare al componente di trasmissione, le funzionalità di ingestion dirette dei flussi da un origin server ABR (Multicast Server).

In modo simile, è possibile affiancare al componente di ricezione le funzionalità di ABR server, agendo come proxy verso player ABR tradizionali (Multicast Gateway).

L’architettura di alto livello di una soluzione Multicast-ABR è illustrata nella seguente figura:

Figura 1 – Architettura di alto livello della soluzione Multicast-ABR

Il Multicast Server acquisisce in unicast i flussi ABR dall’origin server, agendo come client. Gli oggetti vengono incapsulati in pacchetti multicast e inviati su uno o più gruppi multicast. Il Multicast Gateway interagisce con il player ABR lato client, seleziona i gruppi multicast relativi ai contenuti richiesti e fornisce gli oggetti al player come flussi unicast conformi. Il Multicast Gateway permette anche la richiesta e ricezione di oggetti in unicast, via CDN, in modo da garantire comunque la continuità di riproduzione anche in caso di interruzione della connettività multicast o perdita di uno o più pacchetti dati.

Una prima architettura di riferimento per una soluzione Multicast-ABR è stata definita nel documento “IP Multicast Adaptive Bit Rate Architecture Technical Report” [4] pubblicato da CableLabs nel 2014 con lo scopo di utilizzare la tecnologia sulla rete DOCSIS degli operatori di TV via cavo nord americani per la distribuzione di contenuti.

A partire dal 2016, i gruppi di lavoro del Commercial e Technical Module del Digital Video Broadcast Project (DVB) hanno cominciato a lavorare alla definizione di requisiti commerciali, e in seguito ad una specifica tecnica per combinare unicast e multicast su reti IP managed e best effort. Nel 2020 è stata pubblicata la prima versione del Bluebook DVB A176 “Adaptive media streaming over IP multicast” [5], in seguito ratificato come standard ETSI 103 769 [6]. Nel corso del 2024 è stata pubblicata la sesta edizione, ad oggi la più recente disponibile.

Nella specifica M-ABR di DVB vengono definite l’architettura generale e le relative interfacce tra componenti. Vengono dettagliate le funzioni principali tra cui:

· Multicast Server: effettua l’ingestion dei contenuti dalle sorgenti configurate, incapsula il payload del contenuto in unità di delivery utilizzando il multicast media transport protocol supportato e lo invia sui gruppi multicast configurati.

· Multicast Gateway: fornisce i segmenti di contenuto al player secondo il formato ABR supportato. Può essere realizzato come un forward proxy o come un origin server locale (con reverse proxy). Gestisce la ricezione dei segmenti dai gruppi multicast e le operazioni di sincronizzazione e caching locale.

· Unicast Repair: fornisce funzionalità di recupero e correzione degli errori sui pacchetti multicast, utilizzando dati localmente disponibili, richiedendone nuovamente l’invio o traducendo le richieste di repair in richieste http da gestire sulla tratta unicast via CDN

· Rendez-vous service: tiene traccia dei Multicast Gateway presenti, delle sessioni multicast e dei loro relativi stati. È responsabile della gestione della richiesta iniziale proveniente dal player per un contenuto, verificando la disponibilità di una sessione attiva via multicast e ridirezionando conseguentemente le richieste verso il Multicast gateway o la CDN.

Le configurazioni per il provisioning del Multicast Server, della segnalazione delle sessioni disponibili in multicast e dei Multicast Gateway sono gestite utilizzando un modello dati e descrizioni basato su XML.

Sono supportati diversi modelli di deployment, con il componente Multicast Gateway all’interno del ricevitore utente, all’interno di un gateway domestico, o ancora all’interno di un nodo edge di rete. La stessa funzionalità di rendez-vous server, responsabile della conversione tra URL CDN unicast originali e URL che attivano il multicast, può essere centralizzata in rete o distribuita direttamente sulle piattaforme che ospitano il Multicast Gateway.

La specifica definisce due diversi protocolli di multicast media transport mandatori: FLUTE e ROUTE. Ogni prodotto Multicast Server o Multicast Gateway conforme deve obbligatoriamente supportare almeno uno di questi due protocolli. Dalla prima versione si è proseguito nell’evoluzione della specifica, introducendo il supporto alla modalità a bassa latenza e HTTP/3, il modello dati per il reporting e due protocolli di trasporto opzionali: NORM e MSYNC.

L’approccio adottato prevede diverse opzioni e modalità di integrazione, con l’obiettivo di permettere sia la realizzazione di soluzioni verticali sfruttando piattaforme IPTV legacy, che soluzioni ibride che interoperano con piattaforme di streaming di terze parti multi-device in logica OTT pura. A completamento delle specifiche tecniche, il gruppo di lavoro DVB ha pubblicato anche delle linee guida per l’implementazione di prodotti conformi [7].

LA NUOVA PIATTAFORMA DI DISTRIBUZIONE CONTENUTI DI TIM

TIM ha da tempo intrapreso un processo di potenziamento ed evoluzione della propria infrastruttura di distribuzione dei contenuti in Italia [8]. L’esplosione del traffico in rete generato da servizi di video streaming, le mutate abitudini di fruizione dei contenuti e la progressiva migrazione dell’offerta di content provider e broadcaster verso modalità “direct to consumer”, richiedono piattaforme su scala nazionale e globale in grado di supportare efficacemente i nuovi modelli di relazione che si stanno affermando tra i vari protagonisti del mercato.

Oggi TIM dispone di una Content Delivery Network video ad alta capacità e alte prestazioni capillarmente distribuita su tutto il territorio italiano, in grado di portare rapidamente i contenuti in prossimità a dove vengono fruiti, incrementando così la QoE complessiva offerta agli utenti finali. La CDN del Gruppo è utilizzata per TIMVISION, la piattaforma streaming di TIM, ma viene impiegata anche per contenuti live e on-demand delle più importanti piattaforme di streaming di service provider global e broadcaster nazionali e per servizi verticali di terze parti.

La piattaforma è in grado di gestire i più popolari formati e protocolli ABR in uso quali HLS, DASH e Smooth Streaming. Supporta i segmenti in formato Common Media Application Format (CMAF) e trasferimenti di tipo chunked, per abilitare modalità di streaming a bassa latenza, ove richiesto. Le operazioni di replica e trasferimento dei contenuti avvengono attraverso un elevato numero di cache con sistemi di archiviazione a stato solido ad alte prestazioni installate nei POP all’interno nella rete TIM. Ciascun POP è collegato attraverso connessioni ad alta capacità.

All’incremento costante di capacità e performance della piattaforma, si è affiancata l’introduzione progressiva di nuove funzionalità avanzate per la gestione dei contenuti, come la manipolazione programmatica degli header HTTP di richieste e risposte in transito, l’invalidazione e purge massiva dei contenuti, la disponibilità di log in diverse modalità di export, un portale servizi clienti con funzionalità di monitoring su dashboard e accesso a funzionalità di configurazione dei servizi erogati, anche direttamente via API, ed il supporto a soluzioni di AD-insertion e targeted AD di terze parti.

La CDN TIM dispone inoltre di specifiche funzionalità in grado di aumentare la sicurezza dei servizi video dei propri clienti come il supporto a differenti varianti di token di autenticazione delle URL client, l’inibizione dei servizi di delivery su base geografica e soluzioni avanzate di watermarking server-side.

La piattaforma di distribuzione contenuti di TIM è stata progettata per assicurare la massima scalabilità nella distribuzione di contenuti live, come eventi sportivi di grande popolarità, verso un numero elevato di utenti contemporanei. Nel 2021 TIM è stato primo operatore a livello globale a realizzare e mettere in produzione una piattaforma di Multicast-ABR, basata sullo standard ETSI/DVB, per distribuire in streaming, in modo efficiente e scalabile, contenuti live. TIM ha distribuito in M-ABR tutte le partite del campionato di Serie A di calcio dalla stagione 2021-22, all’interno dell’accordo di partnership tecnologica con DAZN, e altri importanti eventi sportivi TIMVISION come le Olimpiadi di Tokyo 2020 e il torneo di tennis Roland Garros in 4K HDR nel 2022. La soluzione Multicast-ABR interopera in modo trasparente con la CDN TIM, realizzando una vera e propria piattaforma integrata unicast/multicast in grado di massimizzare la qualità complessiva della fruizione. Gli utenti raggiunti dalla piattaforma M-ABR sono meno soggetti a fenomeni transitori di congestione in rete e fluttuazioni di banda disponibile sulle reti metro e di accesso, e tipicamente fruiscono dei contenuti stabilmente alla massima qualità (o profilo ABR) disponibile, con indici di QoE sensibilmente migliori rispetto agli utenti che fruiscono dello stesso contenuto solo in unicast.

 

Figura 2 – Architettura di alto livello della soluzione Multicast-ABR di TIM

Da una prima soluzione in grado di distribuire contenuti in multicast al solo set-top box TIM, si è progressivamente passati al supporto di un numero sempre maggiore di tipologie di device utente, attraverso l’installazione del componente Multicast Gateway sugli Access Gateway TIM. In questa configurazione, i flussi multicast vengono terminati sull’Access Gateway nella rete domestica, che provvede quindi a distribuire i contenuti come normali flussi unicast verso i terminali, che non necessitano di modifiche. In particolare l’estensione del supporto M-ABR verso le Smart TV dei produttori più popolari, ha permesso di incrementare notevolmente il volume di traffico distribuito su rete multicast. In Italia, come in altri mercati, queste tipologie di device sono sempre più utilizzate per accedere ai contenuti in streaming di alta qualità, fungendo da schermo principale all’interno delle case.

La piattaforma TIM permette di utilizzare la componente Multicast-ABR anche con contenuti veicolati attraverso CDN diverse da quella TIM, come quelle global, permettendo di integrare la modalità multicast con qualunque logica Multi-CDN e di content steering esistente. È possibile inoltre distribuire flussi combinati unicast e multicast a bassa latenza e gestire l’inserimento di contenuti pubblicitari personalizzati server-side.

Il nuovo modello di collaborazione di TIM con content provider e broadcaster per la distribuzione dei contenuti in Italia si basa sull’impiego e combinazione delle tecnologie più avanzate disponibili sul mercato ma intende anche fornire gli strumenti di monitoring e troubleshooting delle performance necessari ad assicurarne l’esercizio con livelli di servizio comparabili a quelli delle reti broadcast. Per questo TIM fornisce ai propri partner la possibilità di monitorare ogni servizio di delivery di contenuti attraverso appositi strumenti di reportistica e analytics in modalità self-service e gestito. Le viste disponibili possono essere integrate con informazioni specifiche provenienti dal client attraverso il supporto a Common Media Client Data (CMCD), una specifica CTA [9] che permette di correlare informazioni legate alla user experience con i dati generati dalle piattaforme di rete.

UN MODELLO DI CRESCITA SOSTENIBILE PER L’OFFERTA DEI CONTENUTI

La diffusione della tecnologia Multicast-ABR è un elemento chiave per la crescita sostenibile dell’offerta lineare televisiva o a “eventi” in streaming sulle reti IP e, più in generale, dell’intera industria dei contenuti.

Dal 2021 TIM è protagonista dell’evoluzione e progressiva affermazione verso il grande pubblico dello streaming come modalità per la diffusione di contenuti live premium in Italia competitiva rispetto a modelli broadcast tradizionali. La tecnologia e le modalità di integrazione e operatività della piattaforma M-ABR sono state perfezionate e sono maturate permettendo di assicurare:

· Miglioramenti significativi sui più importanti indici di qualità (QoE) associati al servizio rispetto alla sola distribuzione unicast. A titolo di esempio, il Connection Induced Rebuffering Ratio (CIRR) medio, un valore che indica la percentuale della durata delle interruzioni della fruizione dovuti a rebuffering sul client rispetto alla durata della visualizzazione, registrato per eventi distribuiti in multicast è tipicamente di un ordine di grandezza inferiore rispetto a quelli in unicast.

· Riduzioni consistenti del traffico su backbone e rete metro con percentuali di saving sui volumi di traffico puro unicast dell’85% e oltre sulla popolazione raggiunta da connettività multicast.

· Ottimizzazione dell’impiego della banda disponibile su CDN e cache all’edge della rete per far fronte a improvvisi picchi di traffico, con conseguente incremento degli indici di redditività legati a nuovi investimenti in capacità.

· Risparmi sul consumo energetico medio in rete associato alla distribuzione del singolo flusso verso il ricevitore utente rispetto a soluzioni basate solo su unicast.

A conferma dell’importanza dei risultati raggiunti, oggi un numero crescente di operatori in Europa e nel resto del mondo stanno adottando questa tecnologia. Recentemente ci sono stati annunci ufficiali da parte di Orange Spain, Bouygues Telecom in Francia e América Movil nel mercato LATAM e molti altri operatori sono in fase avanzata di analisi interna e trial. Gli organismi regolatori in tutta Europa stanno guardando con attenzione alle evoluzioni in questo settore, perché le piattaforme di distribuzione saranno elementi fondamentali per la crescita dell’industria dei contenuti del nostro continente, in particolare rispetto alle sfide rappresentate dalla competizione con gli hyperscaler streamer globali e dal progressivo e forzato abbandono dei modelli diffusivi tradizionali. TIM, con altri operatori e partner è impegnata in diverse iniziative nazionali e internazionali per definire un profilo industriale orizzontale e interoperabile di questa tecnologia in grado di soddisfare tutti i requisiti di broadcaster e content provider e OTT globali con il minimo impatto sulle catene di produzione, logiche di servizio e applicazioni già esistenti.

DVB-I E L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI LINEARI

DVB-I, o DVB Internet, è una specifica tecnica definita in DVB [10] per abilitare il consumo di contenuti lineari o on-demand dai ricevitori televisivi, con le stesse modalità a prescindere dalla tecnologia di distribuzione utilizzata per fornire il servizio: broadcast, via digitale terrestre o satellite, e broadband in streaming su IP. I contenuti broadband sono segnalati attraverso apposite service list pubblicate attraverso un Central Service List Registry (CSR) in rete. La specifica permette di accedere ai canali disponibili via broadband estendendo lo stesso meccanismo di sintonizzazione utilizzato per i canali broadcast sui ricevitori TV, organizzando i servizi secondo una numerazione (LCN) armonizzata e regolata. Il broadcaster può quindi definire logiche di fallback broadcast, broadband e viceversa, o pubblicare varianti specifiche (ad esempio in UHD) disponibili solo ai ricevitori connessi garantendo la continuità dell’esperienza utente e ampliando il bouquet di programmi offerti al pubblico. TIM ha collaborato alla realizzazione del primo Proof of Concept DVB-I in Italia con importanti partner come Mediaset, Fincons, Vestel, LG e Kineton, testando le potenzialità della specifica e fornendo feedback sul supporto di svariati use case, inclusi quelli relativi all’offerta di canali lineari da parte di content provider OTT puri.

All’interno della sperimentazione, TIM ha inoltre dimostrato come sia possibile integrare in modo trasparente la piattaforma Multicast-ABR per la fruizione dei canali lineari in broadband, supportando anche flussi a bassa latenza che permettono di azzerare il ritardo tra le trasmissioni live via broadcast e quelle in streaming. Sfruttando l’efficienza di distribuzione in Multicast-ABR e la segnalazione DVB-I è possibile realizzare una piena transizione della programmazione televisiva lineare broadcast nazionale verso lo streaming IP, garantendo stabilità e disponibilità dei servizi (incluse le categorie che rientrano nei servizi televisivi di interesse generale o servizi pubblici) anche a fronte di picchi elevati di visualizzazioni contemporanee. Va sottolineato come il Multicast-ABR sia uno standard internazionale e pertanto sia possibile il supporto di soluzioni e piattaforme interoperabili in rete da parte degli operatori di telecomunicazioni operanti in Italia che offrono connettività, raggiungendo così tutta la popolazione italiana dotata di accesso ad internet.

La specifica DVB-I è pubblicata come standard internazionale ETSI [11] e le sperimentazioni in corso, non solo in Italia, hanno confermato la corretta interazione tra servizi televisivi tradizionali, servizi broadband OTT e ricevitori (set-top box e smart TV), permettendo la definizione di un profilo industriale pronto per l’adozione da parte del mercato e per la certificazione dei prodotti. L’ultima versione dell’UHD Book [12], la specifica per i ricevitori digitali televisivi in Italia, pubblicata lo scorso dicembre da HD Forum Italia, definisce gli aspetti tecnici per la piena integrazione e supporto di DVB-I. Per completare il processo di introduzione di questa tecnologia nel sistema televisivo italiano è necessaria la pubblicazione, da parte dell’autorità di regolamentazione italiana, di un provvedimento per definire assegnazione e regole di utilizzo delle numerazioni LCN per le trasmissioni broadband DVB-I, possibile complemento alle attività in corso su prominence e accessibilità dei servizi televisivi di interesse generale. Nell’UHD Book sono stati inoltre inseriti un esplicito riferimento allo standard Multicast-ABR e un esempio di profilo industriale per la sua implementazione a supporto dei servizi lineari offerti dai broadcaster italiani.

LA NUOVA TELEVISIONE

Fino a qualche anno fa il mercato dei contenuti presentava una netta separazione tra l’offerta tradizionale lineare dei broadcaster, integrata da alcuni servizi di catch-up via broadband, e quella in streaming on-demand di tipo transazionale o in abbonamento, con un numero tutto sommato limitato di attori operanti su scala globale. In questo scenario erano in molti a ipotizzare che i mutati comportamenti degli spettatori avrebbero decretato la progressiva scomparsa della televisione lineare in favore di modalità di fruizione personalizzate focalizzate sul singolo contenuto e non sul concetto di palinsesto o canale. Oggi stiamo assistendo a profondi e continui cambiamenti nei ruoli e relazioni tra i principali attori del mercato. Nuovi modelli di business e nuove modalità di distribuzione dei contenuti stanno emergendo. Broadcaster e operatori sono sempre più presenti su internet anche attraverso veri e propri servizi in streaming autonomi, mentre gli OTT provider esplorano le possibilità collegate alla riproposizione dei contenuti in nuovi canali lineari (FAST channels) e all’acquisizione e distribuzione di eventi sportivi di grande richiamo per differenziare la propria offerta. È indubbio che l’impiego delle reti broadband può garantire la massima flessibilità per supportare adeguatamente questi cambiamenti, tuttavia è necessaria una innovazione anche delle piattaforme di distribuzione dei contenuti in streaming. Lo scenario a cui tendere è evidentemente ibrido, con contenuti on-demand portati su cache intelligenti ai bordi della rete ma anche con modalità di trasporto multicast efficienti e sostenibili per gestire eventi live e servizi lineari che possono generare elevati e inattesi picchi di traffico. La “nuova” televisione può quindi essere definita proprio come la commistione ed evoluzione di modelli esistenti ma oggi forzatamente mantenuti separati, supportati da una piattaforma orizzontale di distribuzione IP in grado di assicurare la scalabilità ed il controllo end-to-end tipico del sistema diffusivo broadcast permettendo il continuo miglioramento dell’offerta e della qualità a disposizione dell’utente finale.

 

RIFERIMENTI

 

[1] Sesto Rapporto Auditel-Censis, “La Nuova Italia Televisiva”, 14 novembre 2023, https://www.censis.it/sites/default/files/downloads/6%20Rapporto%20Auditel%20Censis_def.pdf

[2] ITU, “World Radiocommunication Conference 2023 (WRC-23), Provisional Final Acts”, R-ACT-WRC.15-2023-PDF-E.pdf (itu.int)

[3] Massimo Scaglioni, CeRTA, “Televisione resiliente: il broadcasting 70 anni dopo”, Annuario TV 2023, Televisione resiliente – Annuario TV (annuariodellatv.it)

[4] CableLabs, “IP Multicast Adaptive Bit Rate Architecture Technical Report”, V01, November 2014

[5] DVB Bluebook A176, “Adaptive media streaming over IP multicast”, Rev.5 (Sixth edition), February 2024

[6] ETSI TS 103 769, “Digital Video Broadcasting (DVB); Adaptive media streaming over IP multicast”, V1.1.1, November 2020

[7] DVB Bluebook A181, “Adaptive media streaming over IP multicast – Implementation guidelines and worked examples”, Rev.2, June 2023

[8] Notiziario tecnico TIM N.1/2022, “Piano tecnologico 2022-2024 – Live Video”, https://www.gruppotim.it/content/dam/gt/notiziario-tecnico/articoli/2022-n1/pdf/cap07_Live_Video.pdf

[9] CTA-5004, “Web Application Video Ecosystem – Common Media Client Data”, September 2020

[10] DVB Bluebook A177, “Service Discovery and Programme Metadata for DVB-I”, Rev.6, February 2024

[11] ETSI TS 103 770, “Digital Video Broadcasting (DVB); Service Discovery and Programme Metadata for DVB-I”, V1.1.1, November 2020

[12] HD Forum Italia UHD Book, “Compatible High Definition and Ultra High Definition receivers for the Italian market: baseline requirements”, v 2.1, December 2023

 

 

 

 

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