In anteprima su Vatican News un breve estratto di ‘Caravaggio – l’Anima e il Sangue’
Innovazione tecnologica e originalità narrativa al centro del film prodotto da Sky e Magnitudo in collaborazione con la Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede in uscita nelle sale italiane dal 19 al 21 febbraio
Nuovi dettagli sul film ‘Caravaggio – l’Anima e il Sangue’ in uscita dal 19 al 21 febbraio nei cinema italiani. Un estratto dell’opera è stato diffuso in anteprima da Vatican News, il portale informativo della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede la quale (attraverso Vatican Media) ha collaborato alla realizzazione del film prodotto da Sky e Magnitudo Film. Il breve video, girato all’interno della Cappella Contarelli di San Luigi dei Francesi a Roma, offre un assaggio dell’innovazione tecnologica e dell’originalità narrativa messa in campo. In particolare spiccano alcune sequenze a 180 gradi realizzate grazie all’impiego di ottiche cinematografiche e fotografiche che hanno permesso di sfruttare tutta la potenza dell’8K. Il film, infatti, è una delle prime produzioni in Italia girate interamente in questo formato che consente il massimo livello qualitativo delle immagini. “Un film che unisce il rigore scientifico del documentario all’emotività della fiction”, spiega a Vatican News il prof. Claudio Strinati, storico dell’arte e consulente scientifico del progetto. “La luce del Caravaggio – aggiunge – è un’anticipazione della luce filmica, cinematografica. Chi ha girato il film ha compreso questo concetto e lo ha reso esplicito”. A parlare dell’iniziativa anche Cosetta Lagani, responsabile e direttore artistico delle Produzioni Cinema d’Arte Sky, che ricorda la sinergia con la Santa Sede portata avanti in modo continuativo negli ultimi 4 anni. Nel corso del 2018 uscirà nelle sale ‘Michelangelo. Infinito’, nuovo titolo prodotto in collaborazione con le istituzioni comunicative della Santa Sede e con i Musei Vaticani.
La clip video è disponibile su Vatican News al seguente il link:
ARRI PRESENTA LA NUOVA ALEXA LF CON LARGO FORMATO
- Un nuovo sistema completo: camera ALEXA LF, ottiche ARRI Signature Prime e montatura dell’ottica LPL
- Immagini profonde ed emotivamente coinvolgenti che creano una sensazione immersiva e tridimensionale, in grado di attirare lo spettatore.
- Compatibile con ottiche, accessori e workflow esistenti.
2 Febbraio 2018, Monaco / Londra
Oggi alla BSC Expo di Londra, ARRI svela un sistema completo di largo formato che soddisfa e supera gli standard di produzione moderni, offrendo una libertà creativa senza precedenti.
Basata sulla versione 4K largo formato del sensore ALEXA, il sistema include la cinepresa ALEXA LF, le ottiche ARRI Signature Prime, la montatura LPL, e l’adattatore da PL a LPL. E’ inoltre compatibile con ottiche, accessori e workflow esistenti.
ALEXA LF
Dotata di un sensore leggermente più grande del full frame, l’ALEXA LF registra in 4K nativo offrendo complessivamente la migliore qualità ARRI di immagine.
I registi possono esplorare l’estetica del largo formato conservando la colorimetria naturale del sensore, i gradevoli toni dell’incarnato e la comprovata idoneità per i workflow HDR e WCG.
I formati di registrazione versatili, tra cui un ProRes efficiente e l’ARRIRAW non compresso e non criptato fino a 150 fps, offrono una totale flessibilità.
“Il sensore più grande dell’ALEXA LF mantiene la stessa dimensione ottimale dei pixel delle altre ALEXA, dando forma ad un immagine 4448 x 3096”, dichiara Marc Shipman-Mueller, Product Manager Camera System di ARRI.
“Questo non aggiunge solo definizione, crea un look completamente nuovo, un look coinvolgente che da una sensazione tridimensionale. I diversi formati di registrazione e modalità del sensore, rendono questo look disponibile a tutte le produzioni e soddisfano qualsiasi possibile requisito richiesto.”
Ottiche ARRI Signature Prime
Ad accompagnare l’ALEXA LF vi sono 16 ottiche ARRI Signature Prime che coprono il largo formato, che vanno da 12mm a 280 mm e dotate di montatura ARRI LPL.
Le Signature Primes esemplificano la precisione ottica all’avanguardia, rendono le immagini organiche, coinvolgenti emotivamente, ammorbidendo delicatamente e strutturando il grande formato.
Un’apertura T1.8 agevola la bassa profondità di campo e la morbida caduta di messa a fuoco mettendo maggiormente in rilievo la presenza del soggetto nell’inquadratura.
Thorsten Meywald, Product Manager della divisione Optical System di ARRI, ha dichiarato “Le ottiche ARRI Signature Prime sono incredibilmente leggere e robuste, grazie all’incamiciatura in magnesio.
Le ottiche sono dotate di LDS-2, la generazione successiva ARRI del Lens Data System.
Tuttativa quello che ha maggiormente impressionato i direttori della fotografia, è il look.
Gli incarnati vengono riprodotti meravigliosamente e delicatamente, mentre vengono catturati tutti i dettagli dei paesaggi.
Il nostro obiettivo era incentrato sull’impatto emotivo delle immagini, creando bokeh unici e gradevoli sia in primo piano che sullo sfondo.”
Nuova Montatura LPL
Ottimizzata per sensori di largo formato, la nuova montatura LPL ha un diametro più ampio e una profondità focale della flangia minore, consentendo alle ARRI Signature Prime, e a tutte le future ottiche che coprono i larghi formati, di essere piccole e leggere, con un ampia apertura ed un piacevole effetto bokeh – una combinazione di caratteristiche che non sarebbero possibili avendo le ottiche con montatura PL.
La montatura LPL sarà inoltre disponibile per altre camere ARRI, ed è stata concesso in licenza a produttori di camere ed ottiche di terze parti.
Compatibilità con ottiche, accessori e workflow.
Sebbene la camera, la montatura e le ottiche siano nuove, il fulcro del design del nuovo sistema è la completa compatibilità con le già esistenti ottiche con montatura PL e gli accessori ALEXA.
Un adattatore PL-LPL offre la compatibilità con tutte le ottiche dotate di montatura PL, che siano Super 35 o Full Frame.
L’adattatore si fissa fermamente alla montatura LPL senza bisogno di tool, permettendo alle troup di passare rapidamente dalle ottiche PL a quelle LPL direttamente sul set, offrendo ai direttori della fotografia una scelta illimitata di ottiche.
Come di consueto, vogliamo essere certi che i nostri clienti ottengano il miglior ritorno sull’investimento dei prodotti ARRI”, afferma Stephan Schenk, Managing Director di ARRI Cine Technik e responsabile della business unit Camera System. “Fornire la compatibilità con le ottiche esistenti, accessori camera, workflow, ARRI Look Files, i metadata delle ottiche e strumenti software, rendono più semplice alle troup l’utilizzo dell’ ALEXA LF sul set ed ai noleggiatori di incorporarla nei loro inventari. Pensiamo che il sistema stabilisca un nuovo standard per il futuro, ma riduca anche gli esuberi e non lasci indietro nessuno.”
Le prime ALEXA LF verranno spedite alla fine di Marzo 2018.
Il set iniziale di ottiche Signature Prime (35 mm, 47 mm, 75 mm e 125 mm) verrà spedito all’inizio di Giugno 2018. Le restanti ottiche saranno disponibili nel corso dell’anno.
Per maggiori informazioni: www.arri.com/largeformat
VIDEO PROGETTI ASSUME PERSONE FANTASTICHE
Video Progetti ricerca due figure professionali da inserire nella propria struttura.
Si tratta di un Senior Sales Consultant e di un IP-Broadcast Solution Architect.
Un evidente segnale di come il mercato registri comunque una ripresa e che, allo stesso tempo, richieda nuove figure professionali.
Gli interessati possono inviare il proprio CV a: info@videoprogetti.it
PANASONIC EVA1 IN TOUR
Il tour di presentazione della videocamera Panasonic EVA1 continua con grande successo, e dopo la Tappa di cinecittà a Roma, è la volta di Milano. La meta scelta per questo interessante incontro è stato il nuovo spazio del Rental MediaMaking.
Presenti al duplice appuntamento della giornata sia i responsabili di Panasonic Italia, sia rivenditori Videotecnica e Panamed, e molti videomaker che volevano provare questo nuovo prodotto. Alessandro Pateri di Panasonic ha condotto tutta la prima parte della mattinata, illustrando con belle slide anche tecniche, i pregi e differenze rispetto ad altri prodotti che caratterizzano la EVA1. Mentre nella seconda parte Il DoP Filippo Chiesa è entrato più nell’aspetto di come ha effettuato le riprese per i vari filmati di presentazione.
Il nome EVA, oltre a richiamare alla mente la prima dolce, ma peccaminosa creatura femminile forgiata da Dio, significa per il mondo Panasonic: Evolution Varicam questa videocamera va a coprire lo spazio nel mezzo della line Panasonic tra la Gh5 e la linea Varicam dedicate al cinema. Ergonomica, modulare è la più piccola in dimensioni di tutte le sue dirette rivali.
La camera è già disponibile e in questa presentazione sono stati aggiunti nuovi dettagli che con il prossimo firmware saranno disponibili come la registrazione in 422Intra 400M, 422Intra 200M e 422Intra 100M e il supporto delle card SDXC V90. Il sensore S35 5.7K è nuovo con dimensioni di 24,596mm x 12,969mm e risoluzione di 5720 x 3016 = 17.25 Mpixels con un Pixel pitch di 4.3µm. L’attacco nativo della videocamera è l’EF, stesso color science workflow del sistema Varicam dei modelli superiori e quindi sfrutta lo stesso famoso Varicam Gamut e Varicam Log, ha il dual native iso a 800 e 2500 iso selezionabile e il 4K in registrazione a 422 10 bits su SD card, con possibilità di registrazione esterna in RAW appena sarà disponibile il 12G sull’HDSDI in 5.7K finoa 30p / 4K finoa 60p. Questo sensore può essere settato in 3 modi differenti risoluzione, s35 5.7k in 4K/UHd a 60fps , S35Mix2.8k in 2k o HD fino a 120fps e 4/3” Crop e Mix 2.2K fino a 240fps in 2k o Hd. Ha in Vlog a 800 iso 14 stop di latitudine di posa contro i 12 della GH5.Ottima interfaccia di gestione via wi fi su Ipad. Prezzo sotto i 7mila esclusa IVA.
LA BANDA 700 E LO SWITCH-OFF AL DVB-T2, SECONDO PIERO DE CHIARA
Le considerazioni di Piero De Chiara, sul prossimo passaggio al DVB-T2, con le sue relative e lucide valutazioni, sulle conseguenze che ne deriveranno, per lo scenario televisivo italiano.
La legge di bilancio descrive un percorso molto dettagliato per il passaggio della banda 700 dalle televisioni all’internet mobile.
Per completare l’operazione entro la metà del 2022 si è scelta una soluzione poco realistica, costosa e con un elevato impatto sociale: il passaggio di tutti i trasmettitori e i ricevitori televisivi, anche per la banda sub 700, dalla tecnologia DVBT a quella DVBT2.
Non era l’unica soluzione possibile. Appena un anno fa l’Autorità antitrust aveva concluso una approfondita indagine raccomandando “la trasmissione di alcuni programmi lineari in simulcast”.1
Per quale ragioni il Governo ha escluso questa possibilità? Pare di capire che il movente principale sia stato quello di consentire la trasmissione del maggior numero possibile di programmi, con il più elevato livello di definizione dell’immagine.
Il numero dei programmi e la qualità dell’immagine non sono però il problema principale della televisione italiana. Fuor delle retoriche sul “pluralismo” e sulla “concorrenza tra piattaforme”, tutti i comparti dell’industria televisiva italiana sono caratterizzati da un uso antieconomico della banda terrestre.
Il modello della conversione analogico-digitale uno a uno, una frequenza digitale per ciascuna analogica, si è rivelato un danno economico per tutti.
E’ ipocrita puntare il dito solo contro le televisioni locali. Il sogno di trasformarsi in operatori di rete, generando ricavi importanti dalla rivendita di banda a terzi, si è rivelato un’illusione. Gli editori locali che hanno tentato di riempire la loro frequenza con una moltiplicazione dei propri programmi lineari hanno registrato ricavi inferiori ai costi aggiuntivi.
Il sottoutilizzo dello spettro riservato alle locali è innegabile e I broadcaster nazionali cercano di convincere governo e autorità, che occorre eliminare la riserva di un terzo prevista dalla legge .
Ma la situazione delle nazionali non è migliore.
La decisione della Rai che nel 2009 ha trasferito alcuni suoi programmi dal satellite al digitale terrestre si è rivelata un disastro economico, con perdite superiori ai 60 milioni l’anno. Metà dei programmi trasmessi dalla Rai hanno ascolti medi inferiori all’1%, satellite compreso. Quattro canali della Rai non superano lo 0,5%. Rai Scuola ha 1.575 spettatori medi, con costi medi superiori a 10 milioni all’anno.
I programmi privati in chiaro che superano lo 0,5% (la soglia minima per recuperare i soli costi tecnici) sono solo 19. Ciò significa che oltre cento programmi nazionali privati sono in perdita strutturale, perché non recuperano neanche i costi fissi.
Ancor peggiore è il bilancio della televisione a pagamento trasmessa in digitale terrestre, che occupa circa un sesto della banda UHF, la metà dello spazio riservato alle locali. Le perdite accumulate in un decennio superano il miliardo di euro.
La strategia di saturazione della banda è fallita ed è una delle principali cause della crisi persistente dell’industria televisiva italiana. Il fatto che il governo insista su questa strada è un errore di politica industriale.
Si può obiettare che questa strategia è condivisa anche dalle opposizioni, che hanno chiesto e ottenuto che l’Italia rinviasse di due anni il passaggio all’internet mobile della banda 700. Persino gli operatori di rete mobile che all’estero hanno comprato a caro prezzo la banda 700, in Italia hanno favorito il rinvio, evidentemente per dilazionare l’investimento. In ultima analisi, dietro questa unanimità autolesionista, ci sono le associazioni delle emittenti nazionali e locali che hanno sbandierato lo spettro dell’incombente scarsità di frequenze. Ma le associazioni hanno fatto il loro lavoro, sia quando hanno preteso diritti d’uso fino al 2032, sia ora che pretendono un indennizzo per accorciare i diritti d’uso e per convertire gli impianti.
La legge di bilancio stanzia una cifra molto consistente: 304,2 milioni sia per le emittenti locali che consegnalo le frequenze; 276,8 milioni per gli operatori di rete nazionali che convertono gli impianti. In totale 747 milioni, se si aggiungono i 66 milioni per finanziare attività aggiuntive del Ministero e 100 milioni stanziati per l’acquisto di decoder. Per quest’ultima voce la relazione tecnica prevede che la categoria degli utenti beneficiari sia limitata ai soggetti esonerati dall’obbligo del pagamento del canone radiotelevisivo
Il parco televisori oggi e tra cinque anni.
Vediamo allora quali saranno gli impatti sociali del passaggio al T2 senza simulcast.
Strano a dirsi non esistono dati affidabili e condivisi sul numero di primi, secondi e terzi televisori che nella prima metà del 2022 (del 2020 per l’Italia nord-occidentale) non saranno in grado di ricevere alcun programma.
A fine 2016 l’Agcom fornisce qualche stima vaga e relativa solo ai primi televisori.2
L’anno scorso il parco televisori già predisposto era minimo. Il T2 non era ricevibile su nessun televisore di quattro famiglie su cinque. Di quel 15-25% di famiglie che possiede almeno un televisore T2 meno della metà ha la funzionalità HEVC Main. La legge di bilancio non scioglie il nodo dello standard di compressione, tra MPEG4 e HEVC nelle sue diverse evoluzioni. Se i televisori in grado di vedere programmi HEVC Main sono una rarità, in pratica solo quelli venduti nell’ultimo anno, quasi nessuno supporta HEVC Main 10, il minimo per supportare il tanto propagandato HDR. Per il 2020 poi è attesa la ratifica dello standard JVET.
La situazione dei decoder, ancora molto diffusi, è ancora peggiore. La maggior parte non ha neanche MPEG4 e quasi nessuno riceve in T2.
Certo il tempo aiuta, ma non a sufficienza. Possiamo stimare una velocità di ricambio ogni sette anni dei primi dei televisori, ogni dodici anni dei secondi, ogni quindici dei terzi. D’altronde la velocità fisiologica di ricambio è condizionata da molti fattori. Da un lato la mancata qualificazione ai mondiali di calcio non aiuta le vendite di televisori il prossimo anno, dall’altro l’approvazione della legge di bilancio dovrebbe velocizzarle a partire dagli anni successivi.
La propensione a comprare un nuovo televisore, inoltre, varia a seconda della fascia sociale e dell’età. La famiglie composte da anziani, sono quelle che guardano di più la televisione, oltre sei ore al giorno, ma cambiano il loro unico televisore in media ogni dodici anni. Dobbiamo quindi stimare che tra quattro anni avremo ancora oltre due milioni di famiglie impossibilitate a vedere i programmi T2-MPEG4; cinque milioni a vedere T2-HEVC Main, dieci milioni T2-HEVC Main 10.
Per evitare questo impatto sociale, che per molte emittenti, tra le quali le locali, si traduce in mancati ricavi pubblicitari, la legge di bilancio stanzia 100 milioni, par di capire destinati all’acquisto di decoder per coloro che sono già esentati al pagamento del canone Rai E’ preoccupante immaginare la complessità della logistica per richiedere, distribuire e installare di questi decoder.
La prospettiva si aggrava se pensiamo ai secondi e terzi televisori, che non sono beni essenziali, ma neanche beni di lusso. Quanti ce ne saranno in circolazione tra 4 anni? Decine di milioni di costosi apparati comprati sino al 2017 e ridotti a schermo nero.
I giovani under 25 che hanno l’ultimo aggancio al broadcasting solo grazie al televisore in cameretta avranno un motivo in più consegnarsi definitivamente allo streaming, con buona pace della retoriche sulla concorrenza tra piattaforme e della coesione nazionale della televisione generalista e territoriale di quella locale .
Percorsi alternativi.
C’erano alternative a questa strada avventurosa?
Tralasciamo la Gran Bretagna, che ha iniziato il simulcast DVB-T / DVBT2 nel 2010, e la Germania dove il cavo è più diffuso del digitale terrestre e il passaggio al T2 si è risolto nella metà dei casi con il passaggio degli spettatori dal terrestre a altre piattaforme.
L’alternativa più vicina e semplice poteva essere quella scelta dalla Francia: DVBT + HD in MPEG4 obbligatorio per tutti. Nei fatti questa decisione ha rinviato il T2 e l’HEVC di un decennio, sino a completa rotazione del parco televisori.
In Italia si tratterebbe comunque di soccorrere un paio di milioni di famiglie prive di MPEG4 e di rottamare o dotare di decoder una ventina di milioni di televisori, considerando il parco 2017, con impatto dimezzato in prospettiva 2022.
Una strada più adatta alla situazione del nostro parco ricevitori e della nostra emittenza è quella di ricorrere a una quota di simulcast, limitata a due tre MUX.
Il DVBT2, con 9 Mux nazionali e 4 locali sarebbe lo standard utilizzato dalla maggior parte della popolazione, almeno sul primo televisore. Le imprese e il mercato, senza intervento normativo, potrebbero decidere la prevalenza dell’MPEG4 o di una versione HEVC o un graduale phase-out da uno all’altro.
Milioni di anziani poveri, con ricevitori non predisposti, non subirebbero lo schermo nero dalla sera al mattino e potrebbero continuare a vedere quasi tutti i loro programmi preferiti, tutti i canali generalisti e quattro o cinque televisioni locali in ciascuna aerea tecnica, cioè ben oltre 90% del loro ascolto televisivo in digitale terrestre. In tutte le altre famiglie sarebbero utilizzabili anche i televisori comprati prima del 2017, accanto al nuovo T2 che ha conquistato il salotto.
Certo, anche questa soluzione ha qualche controindicazione, meno grave però del modello francese e molto meno di quella indicata nella legge di bilancio.
Innanzitutto si sacrificano uno o due MUX in UHF, a seconda che si voglia concedere il simulcast solo ai generalisti o anche ad alcuni canali tematici. Le locali che vorranno accedere al simulcast, plausibilmente nel MUX VHF che ospita anche Rai3, dovranno rinunciare all’indennizzo, ma avranno un pubblico potenziale del 10% superiore rispetto a quelle che trasmetteranno solo in T2.
C’è poi il problema delle aree in cui non tutti hanno l’ingombrante antenna VHF. Solo in questi casi si dovrà fornire il decoder oppure montare l’antenna, che tornerà comunque utile nel 2035 quando è prevedibile un’ulteriore riduzione della banda UHF a disposizione del broadcasting. A conti fatti questa soluzione costa un decimo dei quella decisa in legge di bilancio, garantisce alle emittenti il 10% di ricavi in più e, soprattutto, ha un impatto sociale molto più contenuto. Possono essere studiate varianti di simulcast leggermente più costose o più economiche, ma non si capisce perché questa possibilità non sia stata presa in considerazione, senza alcuna consultazione o discussione pubblica.
La sorte degli operatori di rete.
Un apparente problema della soluzione sopra prospettata è la gestione dei MUX che resteranno in DVBT. Si tratta a ben guardare più di una opportunità che di un problema, perché la gestione consortile dei due MUX in simulcast potrebbe essere l’incubatore di una tower company non integrata con i fornitori di contenuti, imprese che esistono in tutti i principali paesi europei, ma non in Italia.
La legge di bilancio delinea invece un’evoluzione confusa degli operatori di rete e delle tower company. Per gli operatori nazionali la novità è lo stanziamento di circa 277 milioni in apparenza a favore degli operatori di rete, in realtà delle tower company EITower e RaiWay, che certificheranno i costi di adeguamento degli impianti a piè di lista. Per le locali non sono previste misure compensative per gli adeguamenti tecnici. Si immagina invece una procedura di selezione per l’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze, ai fini della messa a disposizione di capacità trasmissiva ai fornitori di servizi media audiovisivi in ambito locale. A questa selezione, che si concluderebbe a metà 2019, possono partecipare anche gli operatori di rete nazionali. Sulla base dei criteri di selezione indicati è quindi possibile, anzi probabile, che i due operatori di rete integrati con una tower company, cioè EI e Rai, più difficilmente Persidera che è in vendita, diventeranno anche operatori di rete locali e rivenderanno capacità trasmissiva agli editori locali su base commerciale, cioè a prezzo non regolamentato o, nella migliore delle ipotesi, ai prezzi stabiliti per l’auto-fornitura verso Rai e Mediaset. Solo in caso di mancata saturazione dei MUX locali il Ministero interverrà associando la capacità residua agli editori locali, nell’ordine desumibile dalla graduatoria utilizzata per il Fondo per il pluralismo.
Nei fatti scompaiono gli operatori di rete e restano solo i fornitori di contenuto da una parte, le tower company dall’altra. Svanisce la prospettiva di un grande operatore di rete non integrato con i fornitori di contenuto.
La legge cambierà.
Ci sono molti fattori che spingeranno a modifiche radicali del percorso delineato in legge di bilancio. Per ora la questione è stata gestita dal Ministero, dalle associazioni e dagli uffici regolamentari delle emittenti. La legittima priorità del Ministero è stata quella di concludere i coordinamenti internazionali con gli stati limitrofi, che hanno consentito finalmente l’uscita dell’Italia da quella situazione di inaffidabilità internazionale che ci ha marchiato negli ultimi decenni. Ultimo indizio di questa priorità è l’accelerazione verso la radiofonia digitale garantita dall’obbligo di vendita di radio e autoradio digitali comparso nel testo finale della legge di bilancio e che potrà consentire nel tempo di sanare anche le interferenze che provoca l’attuale uso della banda FM.
Le associazioni delle locali hanno ottenuto la promessa di indennizzi per l’abbandono delle frequenze molto più elevati di quelli realizzati con l’abbandono della banda 800. Le emittenti nazionali si sono sinora concentrate sulle operazioni finanziarie più urgenti, vale a dire la valorizzazione delle tower company e quella della televisione pay. Grazie alla legge di bilancio si può continuare a raccontare che in terrestre ci saranno un centinaio di programmi free in alta definizione e una ventina di programmi pay. Lo slogan è stato quello del mantenimento della competitività della piattaforma digitale terrestre, rispetto a quelle satellitare e internet. Il terrestre ovviamente è la piattaforma più diffusa per base installata e costi per l’utente, ma non sarà mai competitivo per numero di programmi e qualità dell’immagine. Chi vende pubblicità conosce il rischio della riduzione degli ascolti da parte delle famiglie non attrezzate e soprattutto dei secondi televisori. Il piano B per qualche forma di simulcast è già pronto nel secondo cassetto di tutte le principali emittenti.
I decreti ministeriali e l’Agcom potranno sistemare il calendario e concedere qualche flessibilità. Ma la scelta di un percorso dettagliato in legge primaria comporterà in ogni caso modifiche legislative, da inserire nelle prossime leggi di bilancio o, meglio, in una revisione del TUSMAR, che nella continuità Mammì- Gasparri,-Romani, contiene tanti di quei rottami analogici e duopolisti che non si capisce come abbiano potuto sopravvivere intatti a questa legislatura. Basti pensare che, anche quando fosse proibito il simulcast DVBT/T2, il comma 7 dell’art. 43 non pone nessun limite anticoncentrativo al time shifting +1ora e +24 ore, ai simulcast a SD/HD o MPEG4/HEVC, al numero di canali pay.
Lo scenario politico prevede però che nella maggioranza che emergerà dalle elezioni della prossima primavera potrà avere un ruolo importante Forza Italia, cioè il partito storicamente e inevitabilmente sensibile agli interessi di Fininvest. Le modifiche legislative del percorso per l’abbandono della banda 700 si intrecceranno con altre questioni di interesse di Fininvest, quali la soluzione del contenzioso con Vivendi, la sorte della rete di Telecom Italia, la valorizzazione delle quote ereditarie della famiglia Berlusconi. Non è scontato che le inevitabili future modifiche della legge primaria saranno migliorative dal punto di vista dello sviluppo dell’industria televisiva e dell’equilibrio tra gli interessi dei suoi diversi comparti.
1 http://www.agcm.it/indagini-conoscitive-db/open/C12564CE0049D161/3DA69755C54A401CC1258098004EB09E.html
2 https://www.agcom.it/documents/10179/6072619/Delibera+457-16-CONS/61ce33d1-0db2-459b-843c-ad5b934c3ec9?version=1.1
Interferenze: il futuro della radio nell’ambiente digitale a 80 anni dalla morte di Guglielmo Marconi

Convegno dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede
e della Segreteria per la Comunicazione del Vaticano
il prossimo 15 dicembre
S’intitola ‘Interferenze’ il convegno che l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede e la Segreteria per la Comunicazione del Vaticano organizzano venerdì 15 dicembre 2017 (ore 10,30 a Palazzo Borromeo, in via delle Belle Arti, 2 – Roma). Come recita il sottotitolo, l’appuntamento verte sull’attualità della Radio nell’ambiente digitale contemporaneo a partire dagli ottanta anni dalla morte di Guglielmo Marconi, avvenuta nel 1937 (il 20 luglio), e dalla feconda collaborazione tra l’inventore bolognese e lo stato pontificio nei primi decenni del Novecento. A ripercorrere questo cammino eminenti accademici e ‘addetti ai lavori’ che offriranno la propria testimonianza dopo i saluti di S.E. Pietro Sebastiani, Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, e di mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione. Tra i relatori figurano: il prof. Enrico Menduni, dell’Università Roma Tre, uno dei massimi studiosi di radio in Italia, e la prof.ssa Raffaella Perin, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, autrice del libro ‘La radio del papa: propaganda e diplomazia nella seconda guerra mondiale’. Seguiranno gli interventi di: Gerardo Greco, direttore del Giornale Radio Rai e di Radio1; Pierluigi Diaco, giornalista e conduttore di RTL 102,5; Federico di Chio, direttore marketing strategico Mediaset; Fabio Volo, conduttore di Radio DeeJay. In conclusione il saluto di Riccardo Cucchi, voce di ‘Tutto il calcio’. Modera Laura De Luca, giornalista di Radio Vaticana Italia. Ad arricchire il convegno un breve percorso storico incentrato sull’opera di Marconi in Vaticano, attraverso foto e cimeli di inestimabile valore come il celebre microfono costruito dallo stesso Marconi che Pio XI utilizzò il 12 febbraio 1931 per il primo radiomessaggio al mondo diffuso in occasione dell’inaugurazione della Radio Vaticana.
LEADING TECHNOLOGIES COMPIE 40 ANNI E RAFFORZA IL TEAM
La Leading Technologies rafforza il proprio team, con 4 new entry, razionalizza l’assetto, inglobando anche la Cofipo e si preparara ad un importante nuovo anno, con lo sviluppo di nuove strategie verso il mercato che andranno a incrementare ulteriormente la sfera dei servizi e del supporto pre e post-vendita.
Andrea Gaspari, nuovo Responsabile Operazioni e Vendite è delegato, nello specifico, allo sviluppo di queste nuove strategie, destinate ad offrire nuove opportunità di crescita all’azienda.
Ecco l’intervista realizzata in Leading con Marco Porro e Andrea Gaspari.
Si chiama “Live Experience” la grande novità di Music Inside Rimini
MUSIC INSIDE RIMINI 2018
TERZA EDIZIONE ALL’INSEGNA DELLA “LIVE EXPERIENCE”
Novità assoluta: tre aree dove presentare tecnologie dedicate
al mondo del Cinema, degli Studi Televisivi e del Visual
Rimini, 17 ottobre 2017 – , manifestazione giunta alla sua terza edizione, che andrà in scena nel polo fieristico della città romagnola da domenica 6 a martedì 8 maggio 2018.
La manifestazione, organizzata da Italian Exhibition Group SpA (IEG), società nata dell’integrazione tra Rimini Fiera e Fiera di Vicenza, quest’anno si arricchisce dunque ulteriormente, continuando a fare delle aree live e del format innovativo i tratti distintivi del suo successo. “Live Experience” è un progetto che integra e completa la sezione espositiva, un nuovo format pensato per rispondere alle richieste di un mercato sempre più esigente in cerca di soluzioni concrete e in linea con le proprie necessità.
Nel dettaglio, le aziende potranno proporre e presentare le loro tecnologie in tre diverse aree Live, dedicate nello specifico al mondo del Cinema, degli Studi Televisivi e del Visual.
“Live Experience” sarà quindi suddivisa in tre aree:
- Live Broadcast Experience: area dedicata principalmente alle tecnologie legate al mondo televisivo;
- Live film Experience: area vocata alle tecnologie legate al mondo cinematografico, dalle camere agli accessori per filmaker indipendenti, fino alle grosse produzioni cinematografiche;
- Live visual Experience: incentrata soprattutto sulle tecnologie legate al mondo delle installazioni e proiezioni audio e video commerciali per eventi Live;
Ogni brand avrà a disposizione uno stand di accoglienza dal quale i visitatori avranno accesso alle varie aree, ognuna a sua volta suddivisa in tre set dove tutte le tecnologie saranno in funzione live e dove sarà quindi possibile testare e trovare risposte e soluzioni concrete.
Al format hanno già aderito i principali brand del settore: Canon, JVCKenwood, Panasonic e Sony.
Saranno poi a disposizione dei visitatori diverse sale corsi ed un ricco programma di educational e convegni, organizzati anche in collaborazione con le aziende espositrici, e l’ormai consueta area di immersione totale nel mondo live.
PANASONIC INVITA A SCOPRIRE EVA1, ON TOUR 2017
PANASONIC TI INVITA A SCOPRIRE LE NUOVE FRONTIERE DELLA PRODUZIONE CINEMATOGRAFICA ALL’ EVA1 ON TOUR 2017
Martedì 28 novembre ore 17 Giardino D’inverno de Il Caffè di Cinecittà – Via Tuscolana 1055, Roma – Giovedì 30 novembre ore 10 MediaMaking Rental – Via Ludovico D’Aragona 10, Milano.
Direttamente da IBC 2017, Panasonic è lieta di presentare, in due giornate dedicate a stampa e professionisti del settore, la nuovissima AU EVA1 equipaggiata con gli accessori di Zacuto. All’evento parteciperà il noto DOP Filippo Chiesa, che presenterà il reel realizzato con la telecamera in Islanda. È, inoltre, prevista una sessione di Touch and Try della telecamera.
La nuova AU EVA1 offre una gamma dinamica a 14 stop, permette un’accurata gradazione dell’esposizione dalla piena luce al buio e l’acquisizione di colori nitidi e dei morbidi toni dell’incarnato.
EVA1 supporta anche la produzione HDR. La curva della gamma V-log 14 raggiunge un livello superiore ai requisiti HDR, mentre la curva V-Gamut supera lo spazio colore REC.2020. La telecamera utilizza un attacco EF nativo che consente agli operatori di utilizzarla con l’intera gamma di obiettivi EF già in commercio.
Filippo Chiesa, regista e operatore cinematografico, ha dichiarato: “Non accade spesso di avere l’opportunità di lavorare con una telecamera così tanto attesa dal mercato e ricevere la fiducia di Panasonic è stato un vero privilegio. La telecamera è andata oltre le mie aspettative, con la sua palette colori e i suoi ricchi effetti fotografici che mi hanno davvero agevolato nel lavoro”.
Antonella Sciortino, Field Marketing Manager ProCamera Solution di Panasonic, ha commentato: “Siamo entusiasti di questa occasione di mostrare dal vivo tutti i benefici di questa straordinaria telecamera, insieme ad un grande professionista quale Filippo Chiesa che ha potuto metterla alla prova filmando il paesaggio islandese. Il design compatto della telecamera e la sua flessibilità hanno dato modo al direttore della fotografia di montare la telecamera su diversi rig, tra cui anche un drone, e durante l’evento sarà lui stesso a presentare gli straordinari risultati raggiunti”.
L’evento è gratuito e aperto ad aziende e stampa.
Per registrarsi gratuitamente:
Martedì 28 novembre ore 17 Giardino D’inverno de Il Caffè di Cinecittà – Via Tuscolana, 1055, Roma – CLICCA QUI
Giovedì 30 novembre ore 10/ore 17 MediaMaking Rental – Via Ludovico D’Aragona 10, Milano – CLICCA QUI.
Sony Venice implementa il full-frame 24×36 mm
Da febbraio 2018 Sony aggiungerà le riprese full-frame 24×36 mm al sistema di cineprese digitali VENICE
Sulla base dei feedback ricevuti da registi e professionisti della produzione, Sony è orgogliosa di annunciare la funzionalità di ripresa full frame che presto sarà aggiunta a VENICE, l’ultima nata nella linea CineAlta
Bydgoszcz, Polonia – 16 novembre: In seguito al grande successo ottenuto con il lancio di VENICE, il sistema di telecamere cinematografiche CineAlta di nuova generazione, e alle numerose e approfondite conversazioni tenute con i registi che ne hanno seguito il debutto, Sony ha scelto di rispondere alle molte richieste di aggiungere le riprese Full Frame direttamente al momento del lancio, in tempo per l’entrata di VENICE sul mercato previsto per febbraio 2018.
La funzione consente ai filmmaker di sfruttare tutto il potenziale creativo di VENICE utilizzando le riprese Full-Frame 6K 24×36 mm nel formato di acquisizione standard di Sony da 16-bit, X-OCN[i]. In aggiunta alle riprese Full Frame, Sony ha in programma di implementare numerose funzioni tramite aggiornamenti del firmware futuri sulla base di una rigorosa roadmap.
“Lo sviluppo della piattaforma di telecamere VENICE rappresenta concretamente l’impegno di Sony nei confronti dell’industria cinematografica, da sempre volta a migliorare le riprese in ambiti chiave come il dynamic range, la resa dei colori e la libertà di scelta del “large format aspect ratio”. VENICE simboleggia il nostro impegno verso lo sviluppo di strumenti che supportino i registi e i direttori della fotografia nel dar corpo alla loro visione sullo schermo”, ha commentato Claus Pfeifer, Head of Technical Sales, Broadcast & Cinematography di Sony Professional Solutions Europe. “Questo annuncio riflette i forti legami che ci uniscono ai registi di tutto il mondo e consentirà a questi ultimi di creare Emozioni in Ogni Frame”.
TBS96 organizza il Broadcast Digital Event 2017
TBS96 organizza il Broadcast Digital Event 2017
La TBS96 di Tirana, organizza Broadcast Evolution 2017, un appuntamento oramai storico per i professionisti albanesi del broadcast e della produzione audiovisiva che, presenta le novità delle ultime fiere del settore, ( e dell’IBC in particolare), direttamente in Albania. L’evento prevede la presenza diretta dei team delle aziende partecipantiè schedulato per il 24 Novembre, a Tirana.
Link: www.TBS96.com