Studio Giò Forma tre menti creative in un’unica anima rock, un laboratorio di idee con un solo motto: tutto è palco

 

il nostro motto è: tutto è palco. Cerchiamo di non fare mai un disegno fine a se stesso ma di raccontare una storia e di portare lo spettatore all’interno di essa …” cit. Giò Forma.

Erica BRIANI-PEREYRA

“Tutto questo per dire che la nostra attitudine non è limitata né limitante”.

Nella nostra intervista, Florian Boje, Claudio Santucci e Cristiana Picco parlano della loro visione dopo anni vissuti a progettare per i più grandi artisti e non solo.

Dai palchi di MTV, alle numerose scenografie per importanti reti televisive fino ad arrivare al teatro lirico, l’architettura, il design, il mondo dei grandi eventi e della musica.

Ma scopriamola insieme con questa intervista a 360°.

Possiamo considerare palco solamente lo stage di un concerto?

Faccio una premessa; Giò Forma nasce nel 1998 ed è uno studio multidisciplinare internazionale e pluripremiato, considerato leader europeo in “Architecture, Set & Production Design”. Un vero e proprio sodalizio composto da tre professionisti: Florian Boje designer e progettista architettonico, Cristiana Picco scenografa artista con anni di esperienza al Teatro alla Scala e una passione per le tecniche pittoriche, e Claudio Santucci architetto toscano di Livorno con nel sangue la musica e tutto ciò che le ruota intorno: “La musica è stata un elemento fondamentale, il fil rouge che ha aperto la porta verso questo mestiere”.

Lo studio a oggi conta molti collaboratori: architetti, scenografi, grafici ed esperti di comunicazione, ed è sempre alla ricerca di nuove professionalità. È proiettato nel mondo contemporaneo, riesce a introdurre nella fase progettuale una mentalità musicale, e rock, che gli ha permesso di sperimentare e concepire i palchi in tanti ambiti cercando di stupire sempre di più il pubblico con idee coinvolgenti e immersive, una sorta di rivoluzione creativa 4.0.

La progettazione architettonica è interessata allo spazio e alla forma ma anche, soprattutto oggi, a tutto ciò che nello spazio accade, in cui il comportamento dei fruitori assume un valore estetico, una nuova dimensione spettacolare. In questo senso la “progettazione” assume un carattere nuovo quasi “performativo” come una “composizione narrante”; che cosa ne pensate?

La sfida della nostra professione è proprio quella di rendere palco e poi spettacolo tutto quello che vediamo, con uno sguardo sempre verso la sostenibilità, la sinergia e l’eccellenza; un vero e proprio “dna” che guarda al futuro. Un

palco è una chiave per cambiare la realtà trasformando un “vuoto” in una storia. Tutte le superfici in ogni direzione, sia verticali sia orizzontali, possono generare un palcoscenico, un luogo di magie! Magie che diventano storie, storie che diventano una community. Attenzione: è sempre necessaria una regia intelligente. Noi crediamo che anche l’architettura abbia una sua drammaturgia e i nostri progetti spaziano dal piccolo al grande palco, immersi nella natura o nella piazza fino a diventare un oggetto di uso quotidiano, ad esempio una forchetta; la scala è indifferente. In fondo la sfida è quella di creare, generando “magie” che a loro volta, con grande forza, creano comunità e la comunità può cambiare la visione del futuro.

Le vostre esperienze professionali sono numerose: ci potreste descrivere brevemente le più significative?

Sì certo, lavoriamo nello stesso “recinto” semantico variando dalla televisione agli show live progettando spettacoli per grandi nomi della musica italiana fino all’opera lirica collaborando in grandi teatri come La Scala a Milano o il Bolshoi di Mosca, il teatro dell’Opera di Sidney, il Palau De Les Arts Reina Sofia di Valencia, il Teatro Real di Madrid e il San Carlo di Napoli, fino ad affrontare progetti per architetture come alberghi e musei. Il concetto di “palco” si concretizza nel 2015 quando, con il progetto del padiglione Italia per l’Expo, lo studio ne segue la direzione creativa con Marco Balich e crea anche il design dell’Albero della Vita, diventato il simbolo di Expo 2015. Con MTV abbiamo realizzato molte scenografie che hanno ospitato gruppi e ospiti internazionali come Katy Perry, Linkin Park, Jennifer Lopez, R.E.M, Duran Duran, Black Eyed Peas e molti altri. Abbiamo anche progettato numerosi studi televisivi e abbiamo lavorato con importanti reti televisive come Rai, Sky Calcio, La7, Al Jazeera Tv e altre. Nel mondo dei grandi eventi abbiamo lavorato con numerosi brand tra cui Samsung, Swarovsky, Calzedonia, Bulgari. Abbiamo anche collaborato a grandi cerimonie: dal Marocco Mall al Turkmenistan e Kazakistan… Lo studio è stato inoltre premiato a livello internazionale per il Padiglione Cartier “Legendary Thrill” per la Design Week 2018 a Milano; in occasione della XXII Esposizione Internazionale alla Triennale di Milano, ha realizzato la mostra “Broken Nature: Design Takes on Human Survival” di Stefano Mancuso, a cura di Paola Antonelli; oltre che per Lumen, il Museo della Fotografia di Montagna di Brunico; così come per il Maraya Concert Hall, l’edificio sito in Al-Ula Arabia Saudita che è stato definito come “The Wonder of Maraya” premiato con un Guiness World Record, il “Merit Awards” dall’American Institute of Architects (AIA, ME), shortlist per Aga Khan, il Luxury Lifestyle Award 2021 e altri…

Come viene affrontata la complessità tecnologica nella progettazione scenografica e che cosa cambia con l’avvento serrato delle nuove tecnologie nel mondo dell’entertainment?

Per rispondere a questa domanda portiamo come esempio un progetto tecnicamente imponente, che abbiamo appena consegnato, promosso all’interno della prima edizione del Bologna Portici Festival, e ideato con l’artista Cesare Cremonini: fin dall’inizio ci ha riportato alle luci e alle scenografie che abbiamo curato per i tour dell’artista.Tecnicamente conta circa 2 km di fibra ottica controllati da una consolle di ultima generazione.È stato un vero e proprio omaggio alla città di Bologna creato ad hoc per il portico di San Luca, simbolo di culto per i bolognesi e non solo.Con ben 666 archi è il portico più lungo del mondo, misura 3.796 metri e ha 489 scalini.Il progetto è studiato nei minimi particolari: effetti di luce, la musica che naturalmente non poteva mancare, con tre clip musicali tra il classico e l’elettronico mandate per sette giorni dalle 22 alla 5 del mattino. Bellezza architettonica del mondo classico che ha avuto una nuova vita con l’esperienza immersiva data proprio dall’utilizzo delle nuove tecnologie. Un’installazione unica, magica per questo nuovo palcoscenico composto dai “portici” come simbolo di rifugio e familiarità.Altro progetto molto importante legato al mondo dell’entertainment è quello che abbiamo seguito per l’Eurovision Song Contest.

Molto interessante: come inizia il rapporto con L’Eurovision Song Contest?

Inizia nell’edizione del 2021. Lo studio venne chiamato a Rotterdam per creare lo staging della performance della band romana i Maneskin e fu un vero successo dovuto anche alla nostra grande esperienza nella realizzazione dei palchi di alcuni dei più importanti concerti, parliamo di nomi italiani quali Vasco Rossi, Marco Mengoni, Andrea Bocelli, Jovanotti, Tiziano Ferro, Negramaro, Giorgia, Cremonini e molti altri. Il progetto consisteva nell’inserire la band romana al centro di tutto, dello stage e del ledwall, dando solo una struttura sopraelevata per la batteria di Ethan Torchio, uno spettacolo in cui luci e video hanno giocato un ruolo portante, inclusi i fuochi pirotecnici.

Parlateci dell’edizione del 2022 per lo show di Torino.

Nel 2022 lo studio viene nuovamente chiamato per l’Eurovision Song Contest come Head of show responsabile creativo di tutta la parte di Eurovision (escludendo la parte contest) prodotta e creata direttamente dalla Rai: aperture, ospiti, intervalli, performance dei tre conduttori Mika, Laura Pausini e Alessandro Cattelan. Una sorta di direzione artistica a 360°, un ruolo molto prestigioso che ci vedeva coinvolti in tutte le performance extra contest. Naturalmente abbiamo condiviso questa avventura con un team di professionisti: regia, produzione, autori, direttore della fotografia, tutti i tecnici, la squadra audio, grafici e molti altri. Tecnicamente abbiamo lavorato con il CuePilot, un software sofisticato e molto avanzato che ha permesso di sincronizzare stacchi di luce, camere, montaggio, effetti speciali . Noi tutti eravamo collegati e anche dal semplice smarthphone potevamo interagire con tutto quello che succedeva durante le prove; una squadra numerosa e amalgamata lavorava usando tecnologia e professionalità come collanti. Si trattava di seguire gli artisti, valorizzare la musica e lo show partendo da un concept artistico che andava declinato in tutti i suoi aspetti: scenografia, luci, riprese, inquadrature con tanto di grafica ed effetti che animavano i vari schermi ledwall.

Il CuePilot permetteva quindi di predisporre tutti gli stacchi da una camera all’altra con anticipo inserendo effetti di ogni tipo, altrimenti sarebbe stato molto complicato fare un evento live di questa portata. Questo sistema fantastico ha permesso di progettare la regia di ogni esibizione a computer e legarla al timecode della canzone; da tempo gli spettacoli di questo tipo lavorano sul timecode,  solitamente negli effetti audio e luci ma introducendo la regia video in timeline è stato possibile progettare una gestione coordinata dei numerosi effetti scenici.

Un sistema che ci ha costretto ad avere delle idee e a formalizzarle, non era più possibile lavorare sullestro del momento; puntavamo a un solo obiettivo:  avere una resa dinamica quasi da videoclip. Sarebbe stato impensabile per uno show televisivo dal vivo con i sistemi tradizionali,- solo così siamo arrivati ad avere un prodotto di altissimo livello con una produzione dai grandi numeri: duecento milioni di telespettatori, quattromila proiettori, 24 telecamere di cui 9 speciali, cambi di scena di 40 secondi per gli stage manager, un apparato incredibile per effetti unici di meraviglie creative e tecnologiche!

Concludendo possiamo dire che per la scenografia del futuro sarà importante un tipo di approccio “visionario”. Tutto nasce da un processo creativo quindi lo spazio scenico sarà caratterizzato da interazioni tra tecnologia, architettura, arte e luce fino ad arrivare alla musica. L’arte è essenziale per vedere il futuro. “Una visione più ampia di vita sulla terra, un dialogo sui confini fusi e confusi tra l’architettura, l’arte e il design, discipline che vanno esplose, estruse, sfumate, astratte. Dal macro al micro è la chiave della nostra conoscenza dello spazio architettonico. ”Cit. Steven Holl.

Interessante riflessione per i creativi del futuro dove la contaminazione tra le discipline è sempre più forte. Nasce così l’esigenza di concepire progetti che possano fare riflettere anche sui temi attuali capaci di produrre un vero impatto emotivo e lo Studio Giò Forma lo sa molto bene!

Articoli correlati