LA BANDA 700 E LO SWITCH-OFF AL DVB-T2, SECONDO PIERO DE CHIARA

Le considerazioni di Piero De Chiara, sul prossimo passaggio al DVB-T2, con le sue relative e lucide valutazioni, sulle conseguenze che ne deriveranno, per lo scenario televisivo italiano.

La legge di bilancio descrive un percorso molto dettagliato per il passaggio della banda 700 dalle televisioni allโ€™internet mobile.

Per completare lโ€™operazione entro la metร  del 2022 si รจ scelta una soluzione poco realistica, costosa e con un elevato impatto sociale: il passaggio di tutti i trasmettitori e i ricevitori televisivi, anche per la banda sub 700, dalla tecnologia DVBT a quella DVBT2.

Non era lโ€™unica soluzione possibile. Appena un anno fa lโ€™Autoritร  antitrust aveva concluso una approfondita indagine raccomandando โ€œla trasmissione di alcuni programmi lineari in simulcastโ€.1

Per quale ragioni il Governo ha escluso questa possibilitร ? Pare di capire che il movente principale sia stato quello di consentire la trasmissione del maggior numero possibile di programmi, con il piรน elevato livello di definizione dellโ€™immagine.

Il numero dei programmi e la qualitร  dellโ€™immagine non sono perรฒ il problema principale della televisione italiana. Fuor delle retoriche sul โ€œpluralismoโ€ e sulla โ€œconcorrenza tra piattaformeโ€, tutti i comparti dellโ€™industria televisiva italiana sono caratterizzati da un uso antieconomico della banda terrestre.

Il modello della conversione analogico-digitale uno a uno, una frequenza digitale per ciascuna analogica, si รจ rivelato un danno economico per tutti.

Eโ€™ ipocrita puntare il dito solo contro le televisioni locali. Il sogno di trasformarsi in operatori di rete, generando ricavi importanti dalla rivendita di banda a terzi, si รจ rivelato unโ€™illusione. Gli editori locali che hanno tentato di riempire la loro frequenza con una moltiplicazione dei propri programmi lineari hanno registrato ricavi inferiori ai costi aggiuntivi.

Il sottoutilizzo dello spettro riservato alle locali รจ innegabile e I broadcaster nazionali cercano di convincere governo e autoritร , che occorre eliminare la riserva di un terzo prevista dalla legge .

Ma la situazione delle nazionali non รจ migliore.

La decisione della Rai che nel 2009 ha trasferito alcuni suoi programmi dal satellite al digitale terrestre si รจ rivelata un disastro economico, con perdite superiori ai 60 milioni lโ€™anno. Metร  dei programmi trasmessi dalla Rai hanno ascolti medi inferiori allโ€™1%, satellite compreso. Quattro canali della Rai non superano lo 0,5%. Rai Scuola ha 1.575 spettatori medi, con costi medi superiori a 10 milioni allโ€™anno.

I programmi privati in chiaro che superano lo 0,5% (la soglia minima per recuperare i soli costi tecnici) sono solo 19. Ciรฒ significa che oltre cento programmi nazionali privati sono in perdita strutturale, perchรฉ non recuperano neanche i costi fissi.

Ancor peggiore รจ il bilancio della televisione a pagamento trasmessa in digitale terrestre, che occupa circa un sesto della banda UHF, la metร  dello spazio riservato alle locali. Le perdite accumulate in un decennio superano il miliardo di euro.

La strategia di saturazione della banda รจ fallita ed รจ una delle principali cause della crisi persistente dellโ€™industria televisiva italiana. Il fatto che il governo insista su questa strada รจ un errore di politica industriale.

Si puรฒ obiettare che questa strategia รจ condivisa anche dalle opposizioni, che hanno chiesto e ottenuto che lโ€™Italia rinviasse di due anni il passaggio allโ€™internet mobile della banda 700. Persino gli operatori di rete mobile che allโ€™estero hanno comprato a caro prezzo la banda 700, in Italia hanno favorito il rinvio, evidentemente per dilazionare lโ€™investimento. In ultima analisi, dietro questa unanimitร  autolesionista, ci sono le associazioni delle emittenti nazionali e locali che hanno sbandierato lo spettro dellโ€™incombente scarsitร  di frequenze. Ma le associazioni hanno fatto il loro lavoro, sia quando hanno preteso diritti dโ€™uso fino al 2032, sia ora che pretendono un indennizzo per accorciare i diritti dโ€™uso e per convertire gli impianti.

La legge di bilancio stanzia una cifra molto consistente: 304,2 milioni sia per le emittenti locali che consegnalo le frequenze; 276,8 milioni per gli operatori di rete nazionali che convertono gli impianti. In totale 747 milioni, se si aggiungono i 66 milioni per finanziare attivitร  aggiuntive del Ministero e 100 milioni stanziati per lโ€™acquisto di decoder. Per questโ€™ultima voce la relazione tecnica prevede che la categoria degli utenti beneficiari sia limitata ai soggetti esonerati dallโ€™obbligo del pagamento del canone radiotelevisivo

 

Il parco televisori oggi e tra cinque anni.

Vediamo allora quali saranno gli impatti sociali del passaggio al T2 senza simulcast.

Strano a dirsi non esistono dati affidabili e condivisi sul numero di primi, secondi e terzi televisori che nella prima metร  del 2022 (del 2020 per lโ€™Italia nord-occidentale) non saranno in grado di ricevere alcun programma.

A fine 2016 lโ€™Agcom fornisce qualche stima vaga e relativa solo ai primi televisori.2

Lโ€™anno scorso il parco televisori giร  predisposto era minimo. Il T2 non era ricevibile su nessun televisore di quattro famiglie su cinque. Di quel 15-25% di famiglie che possiede almeno un televisore T2 meno della metร  ha la funzionalitร  HEVC Main. La legge di bilancio non scioglie il nodo dello standard di compressione, tra MPEG4 e HEVC nelle sue diverse evoluzioni. Se i televisori in grado di vedere programmi HEVC Main sono una raritร , in pratica solo quelli venduti nellโ€™ultimo anno, quasi nessuno supporta HEVC Main 10, il minimo per supportare il tanto propagandato HDR. Per il 2020 poi รจ attesa la ratifica dello standard JVET.

La situazione dei decoder, ancora molto diffusi, รจ ancora peggiore. La maggior parte non ha neanche MPEG4 e quasi nessuno riceve in T2.

Certo il tempo aiuta, ma non a sufficienza. Possiamo stimare una velocitร  di ricambio ogni sette anni dei primi dei televisori, ogni dodici anni dei secondi, ogni quindici dei terzi. Dโ€™altronde la velocitร  fisiologica di ricambio รจ condizionata da molti fattori. Da un lato la mancata qualificazione ai mondiali di calcio non aiuta le vendite di televisori il prossimo anno, dallโ€™altro lโ€™approvazione della legge di bilancio dovrebbe velocizzarle a partire dagli anni successivi.

La propensione a comprare un nuovo televisore, inoltre, varia a seconda della fascia sociale e dellโ€™etร . La famiglie composte da anziani, sono quelle che guardano di piรน la televisione, oltre sei ore al giorno, ma cambiano il loro unico televisore in media ogni dodici anni. Dobbiamo quindi stimare che tra quattro anni avremo ancora oltre due milioni di famiglie impossibilitate a vedere i programmi T2-MPEG4; cinque milioni a vedere T2-HEVC Main, dieci milioni T2-HEVC Main 10.

Per evitare questo impatto sociale, che per molte emittenti, tra le quali le locali, si traduce in mancati ricavi pubblicitari, la legge di bilancio stanzia 100 milioni, par di capire destinati allโ€™acquisto di decoder per coloro che sono giร  esentati al pagamento del canone Rai Eโ€™ preoccupante immaginare la complessitร  della logistica per richiedere, distribuire e installare di questi decoder.

La prospettiva si aggrava se pensiamo ai secondi e terzi televisori, che non sono beni essenziali, ma neanche beni di lusso. Quanti ce ne saranno in circolazione tra 4 anni? Decine di milioni di costosi apparati comprati sino al 2017 e ridotti a schermo nero.

I giovani under 25 che hanno lโ€™ultimo aggancio al broadcasting solo grazie al televisore in cameretta avranno un motivo in piรน consegnarsi definitivamente allo streaming, con buona pace della retoriche sulla concorrenza tra piattaforme e della coesione nazionale della televisione generalista e territoriale di quella locale .

 

Percorsi alternativi.

Cโ€™erano alternative a questa strada avventurosa?

Tralasciamo la Gran Bretagna, che ha iniziato il simulcast DVB-T / DVBT2 nel 2010, e la Germania dove il cavo รจ piรน diffuso del digitale terrestre e il passaggio al T2 si รจ risolto nella metร  dei casi con il passaggio degli spettatori dal terrestre a altre piattaforme.

Lโ€™alternativa piรน vicina e semplice poteva essere quella scelta dalla Francia: DVBT + HD in MPEG4 obbligatorio per tutti. Nei fatti questa decisione ha rinviato il T2 e lโ€™HEVC di un decennio, sino a completa rotazione del parco televisori.

In Italia si tratterebbe comunque di soccorrere un paio di milioni di famiglie prive di MPEG4 e di rottamare o dotare di decoder una ventina di milioni di televisori, considerando il parco 2017, con impatto dimezzato in prospettiva 2022.

Una strada piรน adatta alla situazione del nostro parco ricevitori e della nostra emittenza รจ quella di ricorrere a una quota di simulcast, limitata a due tre MUX.

Il DVBT2, con 9 Mux nazionali e 4 locali sarebbe lo standard utilizzato dalla maggior parte della popolazione, almeno sul primo televisore. Le imprese e il mercato, senza intervento normativo, potrebbero decidere la prevalenza dellโ€™MPEG4 o di una versione HEVC o un graduale phase-out da uno allโ€™altro.

Milioni di anziani poveri, con ricevitori non predisposti, non subirebbero lo schermo nero dalla sera al mattino e potrebbero continuare a vedere quasi tutti i loro programmi preferiti, tutti i canali generalisti e quattro o cinque televisioni locali in ciascuna aerea tecnica, cioรจ ben oltre 90% del loro ascolto televisivo in digitale terrestre. In tutte le altre famiglie sarebbero utilizzabili anche i televisori comprati prima del 2017, accanto al nuovo T2 che ha conquistato il salotto.

Certo, anche questa soluzione ha qualche controindicazione, meno grave perรฒ del modello francese e molto meno di quella indicata nella legge di bilancio.

Innanzitutto si sacrificano uno o due MUX in UHF, a seconda che si voglia concedere il simulcast solo ai generalisti o anche ad alcuni canali tematici. Le locali che vorranno accedere al simulcast, plausibilmente nel MUX VHF che ospita anche Rai3, dovranno rinunciare allโ€™indennizzo, ma avranno un pubblico potenziale del 10% superiore rispetto a quelle che trasmetteranno solo in T2.

Cโ€™รจ poi il problema delle aree in cui non tutti hanno lโ€™ingombrante antenna VHF. Solo in questi casi si dovrร  fornire il decoder oppure montare lโ€™antenna, che tornerร  comunque utile nel 2035 quando รจ prevedibile unโ€™ulteriore riduzione della banda UHF a disposizione del broadcasting. A conti fatti questa soluzione costa un decimo dei quella decisa in legge di bilancio, garantisce alle emittenti il 10% di ricavi in piรน e, soprattutto, ha un impatto sociale molto piรน contenuto. Possono essere studiate varianti di simulcast leggermente piรน costose o piรน economiche, ma non si capisce perchรฉ questa possibilitร  non sia stata presa in considerazione, senza alcuna consultazione o discussione pubblica.

 

La sorte degli operatori di rete.

Un apparente problema della soluzione sopra prospettata รจ la gestione dei MUX che resteranno in DVBT. Si tratta a ben guardare piรน di una opportunitร  che di un problema, perchรฉ la gestione consortile dei due MUX in simulcast potrebbe essere lโ€™incubatore di una tower company non integrata con i fornitori di contenuti, imprese che esistono in tutti i principali paesi europei, ma non in Italia.

La legge di bilancio delinea invece unโ€™evoluzione confusa degli operatori di rete e delle tower company. Per gli operatori nazionali la novitร  รจ lo stanziamento di circa 277 milioni in apparenza a favore degli operatori di rete, in realtร  delle tower company EITower e RaiWay, che certificheranno i costi di adeguamento degli impianti a piรจ di lista. Per le locali non sono previste misure compensative per gli adeguamenti tecnici. Si immagina invece una procedura di selezione per lโ€™assegnazione dei diritti dโ€™uso delle frequenze, ai fini della messa a disposizione di capacitร  trasmissiva ai fornitori di servizi media audiovisivi in ambito locale. A questa selezione, che si concluderebbe a metร  2019, possono partecipare anche gli operatori di rete nazionali. Sulla base dei criteri di selezione indicati รจ quindi possibile, anzi probabile, che i due operatori di rete integrati con una tower company, cioรจ EI e Rai, piรน difficilmente Persidera che รจ in vendita, diventeranno anche operatori di rete locali e rivenderanno capacitร  trasmissiva agli editori locali su base commerciale, cioรจ a prezzo non regolamentato o, nella migliore delle ipotesi, ai prezzi stabiliti per lโ€™auto-fornitura verso Rai e Mediaset. Solo in caso di mancata saturazione dei MUX locali il Ministero interverrร  associando la capacitร  residua agli editori locali, nellโ€™ordine desumibile dalla graduatoria utilizzata per il Fondo per il pluralismo.

Nei fatti scompaiono gli operatori di rete e restano solo i fornitori di contenuto da una parte, le tower company dallโ€™altra. Svanisce la prospettiva di un grande operatore di rete non integrato con i fornitori di contenuto.

 

La legge cambierร .

Ci sono molti fattori che spingeranno a modifiche radicali del percorso delineato in legge di bilancio. Per ora la questione รจ stata gestita dal Ministero, dalle associazioni e dagli uffici regolamentari delle emittenti. La legittima prioritร  del Ministero รจ stata quella di concludere i coordinamenti internazionali con gli stati limitrofi, che hanno consentito finalmente lโ€™uscita dellโ€™Italia da quella situazione di inaffidabilitร  internazionale che ci ha marchiato negli ultimi decenni. Ultimo indizio di questa prioritร  รจ lโ€™accelerazione verso la radiofonia digitale garantita dallโ€™obbligo di vendita di radio e autoradio digitali comparso nel testo finale della legge di bilancio e che potrร  consentire nel tempo di sanare anche le interferenze che provoca lโ€™attuale uso della banda FM.

Le associazioni delle locali hanno ottenuto la promessa di indennizzi per lโ€™abbandono delle frequenze molto piรน elevati di quelli realizzati con lโ€™abbandono della banda 800. Le emittenti nazionali si sono sinora concentrate sulle operazioni finanziarie piรน urgenti, vale a dire la valorizzazione delle tower company e quella della televisione pay. Grazie alla legge di bilancio si puรฒ continuare a raccontare che in terrestre ci saranno un centinaio di programmi free in alta definizione e una ventina di programmi pay. Lo slogan รจ stato quello del mantenimento della competitivitร  della piattaforma digitale terrestre, rispetto a quelle satellitare e internet. Il terrestre ovviamente รจ la piattaforma piรน diffusa per base installata e costi per lโ€™utente, ma non sarร  mai competitivo per numero di programmi e qualitร  dellโ€™immagine. Chi vende pubblicitร  conosce il rischio della riduzione degli ascolti da parte delle famiglie non attrezzate e soprattutto dei secondi televisori. Il piano B per qualche forma di simulcast รจ giร  pronto nel secondo cassetto di tutte le principali emittenti.

I decreti ministeriali e lโ€™Agcom potranno sistemare il calendario e concedere qualche flessibilitร . Ma la scelta di un percorso dettagliato in legge primaria comporterร  in ogni caso modifiche legislative, da inserire nelle prossime leggi di bilancio o, meglio, in una revisione del TUSMAR, che nella continuitร  Mammรฌ- Gasparri,-Romani, contiene tanti di quei rottami analogici e duopolisti che non si capisce come abbiano potuto sopravvivere intatti a questa legislatura. Basti pensare che, anche quando fosse proibito il simulcast DVBT/T2, il comma 7 dellโ€™art. 43 non pone nessun limite anticoncentrativo al time shifting +1ora e +24 ore, ai simulcast a SD/HD o MPEG4/HEVC, al numero di canali pay.

Lo scenario politico prevede perรฒ che nella maggioranza che emergerร  dalle elezioni della prossima primavera potrร  avere un ruolo importante Forza Italia, cioรจ il partito storicamente e inevitabilmente sensibile agli interessi di Fininvest. Le modifiche legislative del percorso per lโ€™abbandono della banda 700 si intrecceranno con altre questioni di interesse di Fininvest, quali la soluzione del contenzioso con Vivendi, la sorte della rete di Telecom Italia, la valorizzazione delle quote ereditarie della famiglia Berlusconi. Non รจ scontato che le inevitabili future modifiche della legge primaria saranno migliorative dal punto di vista dello sviluppo dellโ€™industria televisiva e dellโ€™equilibrio tra gli interessi dei suoi diversi comparti.

2 https://www.agcom.it/documents/10179/6072619/Delibera+457-16-CONS/61ce33d1-0db2-459b-843c-ad5b934c3ec9?version=1.1

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