Cosa avete chiesto (visto che in questo progetto avete avuto voce in capitolo), alla direzione tecnica, e quindi al System Integrator, riguardo la definizione di questo nuovo sistema produttivo?
Una delle richieste riguardava la possibilità di poter lavorare con il mezzo nella sua piena potenzialità, ma riducendone le dimensioni.
Partiamo da una tripla espansione, per arrivare ad operare anche con un’espansione chiusa; in modo da poter coprire anche quelle produzioni dove ci sono dei limiti di spazio.
Quindi, è stato riprogettato completamente il sistema dei pavimenti, che vengono chiusi sotto il bancone, anziché al centro del mezzo, senza però perdere nessuna delle risorse.
Inoltre, l’OB Van nasce come una doppia regia: una principale e una secondaria. Era stata richiesta la possibilità di poter spostare, tanto le RVM, quanto il mixer video e audio, da un fronte all’altro del mezzo. Poi, per quanto riguarda l’RVM, possiamo lavorare con sei postazioni in un’unica area, piuttosto che distribuirle su due diverse zone.
Devo dire che la Profesisonal Show ha accolto e risolto positivamente tutte le nostre richieste, consentendoci di avere la massima versatilità da questo nuovo sistema.
Dopo la lunga esperienza con l’IP VAN 18, e adesso con l’integrazione dell’IP VAN 19, potete fare un bilancio di quella che è una produzione in SDI, per un centro come questo, piuttosto che una produzione basata sulla tecnologia SMPTE 2110?
Cosa cambia?
Il vantaggio principale è la versatilità. Cioè la possibilità di cambiare configurazione in funzione anche di richieste dell’ultimo momento, in arrivo da parte della produzione; ci permette di creare una serie di configurazioni e caricarle in tempi brevissimi. Oppure di trasportare segnali verso lo studio, viaggiando con un’unica fibra.
Entriamo più nel dettaglio. Cosa vuol dire per voi oggi, cambiare delle mappe o fare delle variazioni su una produzione?
Normalmente, a inizio produzione c’è un disegno di quelle che sono le esigenze del programma, che si andrà a realizzare.
Nell’intrattenimento però, per esigenze autoriali, spesso il programma viene stravolto in corso d’opera.
Diventa fondamentale perciò poter rispondere a queste richieste, nei tempi più brevi possibile, cercando di soddisfarle al meglio.
Essere passati alla tecnologia IP, ci permette di cambiare completamente il layout dell’IP VAN, a seconda della necessità, in pochi secondi.
Quali sono i numeri utili da evidenziare, per potersi fare un’idea del centro di produzione Elios?
Questo centro, sostanzialmente, realizza la maggior parte dei programmi d’intrattenimento delle reti Mediaset, arriviamo a produrne circa 3.000 ore l’anno. Lo facciamo con 300 risorse, parlando di dipendenti Mediaset, oltre alle varie aziende di produzione che collaborano con noi, che portando la popolazione di questo campus a circa 800 persone, nei momenti di massimo picco.
Quali programmi vengono realizzati nel dettaglio qui, nel centro di Produzione Elios?
Come fisse, abbiamo tutte le produzioni della Fascino, come: C’è posta per te, Uomini e Donne, Tu Sì que vales, le due versioni daytime e serale di Amici, più le varie novità stagionali. Realizziamo poi Forum, sia per Canale 5 che per Rete 4. Dopodiché, abbiamo i programmi di Bonolis, come il preserale di Avanti un altro e Ciao Darwin. Infine, produciamo anche diversi spot video per Publitalia.
Quindi, con 13-15 ore di produzione quotidiana, tutto questo richiede un impegno di risorse umane e tecnologiche non indifferente?
Assolutamente, le due cose vanno di pari passo. La gestione e l’organizzazione delle risorse è una delle cose più importanti per poter garantire questi risultati. L’altra, è quella di possedere un supporto tecnologico adeguato. Considerando che la complessità di queste produzioni, di anno in anno, aumenta.
Avete già fatto una lunga esperienza con l’IP Van 18. Che tipo di vantaggi vi ha portato questo sistema basato sulla tecnologia IP?
Abbiamo esordito con l’IP Van 18 a gennaio 2019 con una delle produzioni più complesse: si trattava della seconda edizione di Ciao Darwin. Questa tecnologia ci ha fornito tante soluzioni e novità; in termini di configurazione, flessibilità e capacità di connessione con i vari studi del campus. Questo, ha comportato la necessità di formare il personale tecnico, per una tecnologia completamente nuova che, evidentemente, ha previsto uno sforzo anche formativo molto alto.
Come cambierà ulteriormente la vostra capacità produttiva all’interno del campus Elios con l’integrazione, dopo l’IP Van 18, anche dell’IP Van 19?
Abbiamo appunto già fatto un’importante esperienza con l’IP Van 18. L’IP Van 19 è difatti un sistema gemello; seppur con qualche variazione. Lo sfruttiamo nel pieno delle sue potenzialità, per i collegamenti con gli studi interni, piuttosto che verso gli altri campus. Abbiamo una capacità di controllo di tutte le possibilità del mezzo, evitando così di avere i vincoli tipici degli impianti statici. L’IP Van 19 può operare nel campus ma, all’occorrenza, può operare esternamente, anche fuori dal centro Elios. Quindi non rinunciamo a nulla rispetto a prima. Anzi, ogni giorno scopriamo qualche nuovo vantaggio della tecnologia, in termini operativi.
Se dovesse dare un giudizio per questo nuovo tipo di tecnologia integrato nel campus Elios, come sintetizzerebbe il risultato?
Credo che sia una tecnologia in qualche modo legata a ciò che sta avvenendo nel mondo. Ha un utilizzo iper flessibile, che riduce significativamente tanti vincoli. Necessita di una capacità di comprensione delle sue potenzialità, ma offre il vantaggio di poterla connettere a tutto. Crea una rete IP che si interfaccia dalle centrali video, alle regie. Quindi consente di cambiare un po’ tutta la modalità di lavoro di molte aree e di tante attività, anche svincolate dalla mera produzione televisiva in studio.
La Direzione Operazioni si compone di fondamentalmente tre aree: l’area delle produzioni televisive, che al suo interno gli studi di produzione di produzione di Milano e Roma: Cologno Monzese, Roma Palatino e Roma Elios, l’area Playout, con le emissioni di archivi digitali dei contenuti; infine, Elettronica Industriale che è la società che gestisce, tramite un contratto outsourcing, la rete di distribuzione di diffusione, sia digitale terrestre che poi, verso il mondo IP.
Come avete rimodulato il processo di produzione in questo particolare momento, dovuto ovviamente alle limitazioni dettate dal Covid?
Durante tutto il periodo del Covid, da marzo 2020 in poi, abbiamo mantenuto la produzione sempre attiva.
Fondamentalmente abbiamo tre tipologie di prodotti: le News, quindi i telegiornali; le Video News, cioè tutti i programmi di approfondimento e di attualità; infine, l’intrattenimento.
I telegiornali sono andati avanti in senza soluzione di continuità; chiaramente con delle limitazioni, dal punto di vista tecnico e realizzativo. Per cui abbiamo cercato di ridurre il personale che contemporaneamente lavora all’interno delle produzioni. Abbiamo adottato tutti i sistemi di prevenzione e sicurezza, come i dispositivi di protezione individuale, la sanificazione degli ambienti etc…
Per quanto riguarda i programmi di approfondimento, quelli che chiamiamo Video News, hanno continuato ad essere prodotti. Anche perché, nel periodo di lockdown, l’approfondimento era molto seguito da casa. Anche per l’intrattenimento abbiamo in realtà sempre prodotto. Anche se è quello che probabilmente ha avuto le maggiori limitazioni, perché il pubblico è stato eliminato dalle produzioni televisive; i programmi hanno subito anche modifiche da un punto di vista editoriale, per poter essere prodotti e messi in onda nel periodo di lockdown. Oggi abbiamo ripreso una produzione quasi normale, direi, dal punto di vista della quantità, ma ancora con delle limitazioni per ciò che riguarda la presenza del pubblico e delle procedure che dobbiamo seguire per garantire la sicurezza e la salute di chi di chi opera all’interno degli studi. QuAdottiamo perciò tutta una serie di iniziative, che permettono di fare prevenzione rispetto alla diffusione del virus.
Parliamo di screening, test di screening, dispositivi di protezione individuale, distanziamento le persone che lavorano, etc…
Le tecnologie che avevate già introdotto in tempi non sospetti (come fibra e IP ed i vari processi legati al workflow digitale), oltre che l’IP Van 18 e l’IP Van 19, si sono rivelati in questa occasione, particolarmente molto utili?
Si, assolutamente. Diciamo che il lockdown è stato anche un momento per poter sperimentare dei modi diversi di lavorare.
Come sempre nei momenti di grande difficoltà, vi sono anche delle opportunità.
Ad esempio, siamo riusciti a svolgere alcune attività, tipicamente tecniche che vengono fatte presso gli studi, anche da remoto.
È chiaro che, per l’efficienza non era la stessa cosa che essere presenti in loco ma, ci la nuova tecnologia, ci ha permesso comuqnue di di poter continuare aprodurre.
Quindi, abbiamo individuato una strada che potremmo percorrere in futuro, magari sviluppano delle soluzioni ad hoc, che rendano anche più performante l’attività da remoto. Alcune attività di grafica, per esempio, le abbiamo remotizzate, permettendo così agli operatori di lavorare da casa.
Non avevo ancora compiuto i 17 anni, quando decisi di partire alla volta di Firenze, per frequentare il corso di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Firenze. Ma, allo stesso tempo, non volevo rinunciare a una delle mie passioni, come quella della produzione dei contenuti audiovisivi, iniziata qualche anno prima, con la liberalizzazione dell’etere e quindi l’avvio di molte iniziative private, nel settore della radio e televisione locale.
Così, dopo un breve periodo di collaborazione con Canale 48 (importante e storica emittente toscana di proprietà del Gruppo Montagni, che sarebbe stata poi acquisita dalla Fininvest), approdai allo Studio Diapason di Daniele Belgrado. Si trattava di una delle strutture più importanti, in quegli anni, in Toscana.
Le lavorazioni effettuate erano diverse, tra cui gli speakeraggi per spot pubblicitari e documentari, in stretta collaborazione con la Diaframma di Daniele Abolaffio, con la quale la Diapason condivideva la struttura. Queste lavorazioni erano basate sulla pellicola, che offriva una qualità più elevata, rispetto alle telecamere e ai supporti magnetici, ancora in standard SD. Ma, ovviamente, alla fine, per poter essere trasmessi in televisione, queste produzioni dovevano essere riversate su nastro magnetico Betacam o UMatic. Fu questa l’occasione in cui io sentii parlare per la prima volta di un personaggio che era visto dai team delle due strutture come una sorta di Cavaliere Bianco. Si trattava di Giovanni Bertini, imprenditore attivo nella produzione di borse in paglia, che aveva deciso di investire cospicue cifre in tecnologie dedicate alla produzione audiovisiva.
Grazie agli avanzati telecinema della Telerecord, l’audio realizzato dalla Diapason e le riprese prodotte dalla Diaframma potevano “congiungersi” sul media magnetico per essere poi trasmessi in televisione. E tra i miei compiti, vi era, oltre che di registrare e montare musiche e voci, anche quello di fare il missaggio audio e trasferirlo poi sul perforato magnetico da consegnare alla Telerecord. Certo, allora non avrei mai immaginato che, da lì a qualche anno, avrei cominciato a scrivere sulle pagine di Media Production prima, di Millecanali e di Digital Production poi, di Giovanni Bertini e della sua Telerecord, conseguendo il primato assoluto per numero di articoli realizzati sulla sua storia e sulla sua struttura. Ma tutto questo lavoro mi ha consentito di essere anche testimone di alcune delle più importanti tappe della storia della sua azienda, che nel frattempo era cresciuta, fino a diventare uno dei punti di riferimento della produzione televisiva in Italia e non solo. Parlo del primo OB Van digitale, il primo mezzo in 16:9 e, poi, anche il primo in alta definizione, per concludere con l’ultima regia mobile, in 4K e, per i quali, ricordo sempre gli occhi di Giovanni, sempre emozionati, quando mi doveva illustrare le caratteristiche della sua ultima creatura. Una serie di appuntamenti che mi hanno permesso di conoscere più da vicino quello che poi è diventato, nel corso degli anni, anche un amico e del quale ho potuto apprezzare, oltre che le sue doti imprenditoriali e le sue capacità di visione del futuro, anche le notevoli doti umane che ne fanno, secondo me, (onore al merito) uno dei “grandi signori” del mondo della produzione televisiva italiana.
Il settore ha perso certamente una delle figure di maggior spessore.
L’IP Van 19 rappresenta la realizzazione di un altro importante anello della catena, realtivamente alla nuova strategia tecnologica e produttiva di Mediaset?
L’IP Van 19 fa parte del progetto globale, (già avviato con l’IP VAN 18), che prevede anche la realizzazione di una serie di regie trasportabili – o fisse, nel caso di Cologno – relative alla ristrutturazione tecnologica di tutta l’area produttiva di Mediaset.
Quindi, alle nuove tecnologie IP che riguardano il video, l’audio, l’intercom, le comunicazioni e la connessione tra i vari campus. Sarà quindi il collante per far decollare un progetto che, in un futuro prossimo, porterà a ciò che sarà la remote production.
La realizzazione dell’IP Van 18 è stata pianificata oltre due anni fa ed era basata su Evertz, allora probabilmente l’unico produttore in grado di offrire una soluzione completa e realmente disponibile sul mercato. Per l’IP Van 19, avreste potuto fare anche altre scelte. Perché avete, ancora una volta, scelto la tecnologia Evertz e la Professional Show come system integrator?
Perché, secondo noi, oltre che per un discorso di compatibilità con il precedente sistema, questa è attualmente la tecnologia migliore sul mercato. Seppur sulla carta parliamo di standard aperti, sappiamo bene che questo, alcune volte, non è proprio vero. Per cui abbiamo preferito evitarci problemi relativi a diatribe tra fornitori e conseguenti varie incomprensioni.
Un partner tecnologico ci rifornisce tutte le tecnologie e un system integrator è responsabile del completo funzionamento del sistema.
Voi, in qualche modo, avete aperto la strada alle tecnologie dell’IP e Evertz. In particolare per ciò che riguarda l’implementazione delle stesse sugli OB Van di grandi dimensioni?
Si, penso che il nostro mezzo mobile IP Van 18 sia stato effettivamente, a livello europeo e forse mondiale, il primo mezzo mobile con core IP realmente complesso, come dimensioni, Realmente un mezzo mobile nel dominio IP, in grado di realizzare produzioni estremamente importanti.
In precedenza, i mezzi mobili che avevamo visto, (anche in giro per il mondo) avevano un numero ristretto di telecamere e con complessità abbastanza semplici, per quello che riguardava la parte mixer video.
Quindi, nel caso dell’IP Van 18, abbiamo sperimentato la tecnologia IP appena pronta sul mercato, assumendoci anche qualche responsabilità.
Entriamo nella parte tecnologica. Cosa avete chiesto alla Professional Show, per l’IP Van 19?
Fondamentalmente il cambio tecnologico più importante, è stato quello relativo al mixer video IP della Sony. Questa decisione è stata presa anche per uniformarlo alle nuove regie IP del Palatino e a quella di Milano, per Striscia la Notizia, oltre che per l’altra regia dedicata agli studi 6 e 7.
Abbiamo fatto un po’ di scouting sul mercato, cercando di capire le scelte fatte da altri broadcaster che stavano percorrendo la via dell’IP.
Naturalmente era il nostro punto di riferimento, anche perché abbiamo avuto degli scambi abbastanza importanti, con chi ha fatto scelte tecnologiche analoghe a quelle che poi sono state anche le nostre.
Oltre alla variazione del mixer video IP, quali sono stai gli altri commitment che avete dato al system integrator per il nuovo IP Van 19, rispetto all’IP Van 18?
Sul secondo mezzo abbiamo sfruttato ovviamente l’esperienza del primo. In particolare per delle richieste relative ad alcune migliorie, arrivate da chi opera nel centro di produzione Elios.
Abbiamo sfruttato l’esperienza dell’IP Van 18 anche per apportare altri perfezionamenti legati all’insonorizzazione e all’estetica.
Altre variazioni importanti sono state quelle relative alla logistica. La più importante, come complessità (tenendo presente che abbiamo tre espansioni), è stata far si che l’OB Van potesse lavorare con un’espansione chiusa, in modo da ridurre lo spazio, pur non riducendo l’operatività, così da poter essere impiegato anche in posti dove non si ha lo spazio necessario per aprire tutte e tre le espansioni, senza comunque perdere in funzionalità.
Un esempio classico è quello del Vaticano dove, per riprendere il concerto di Natale o altri eventi, lo spazio è veramente molto ristretto.
Per cui l’IP Van 18, non predisposto per questa funzionalità, ha riscontrato problematiche di posizionamento.
Con il nuovo progetto è possibile chiudere il mezzo parzialmente, continuando ad avere tutte le aree produttive disponibili. Sacrifichiamo, per esempio, la seconda regia audio, ma per il resto abbiamo la piena operatività, compresa la sezione RVM.
Quindi delle complessità meccaniche, a livello progettuale, non di poco conto.
Esattamente, complessità non indifferenti.
Abbiamo previsto dei miglioramenti anche per altre situazioni in base alle indicazioni avute dal team del centro di produzione Elios, la distribuzione del condizionamento dell’aria nella Sala Macchine, su alcuni particolari apparati che generano calore, dove gli spazi sono molto ristretti; anche qui, siamo riusciti a trovare una soluzione veramente efficiente.
Chi devi ringraziare?
Beh, ovviamente l’azienda e poi il tram del centro di produzione Elios, per la collaborazione che ci ha offerto, evidenziandoci delle specifiche richieste, per implementare ulteriori migliorie.
E quanto riguarda la realizzazione di questo importante progetto?
Certamente tutto il team della Professional Show in questo caso. Abbiamo lavorato in particolare, con Paolo Artuso e Andrea Gianolli, il quale vanta un’importante esperienza, maturata direttamente sul campo, per ciò che riguarda i mezzi mobili. E poi, Enrico Beoni che ci ha supportato in tutte varie fasi.
In ordine cronologico, quali sono i progetti pianificati a breve e a medio termine?
Dobbiamo affrontare tutto nei prossimi due anni. Su alcuni progetti siamo più avanti, mentre su altri siamo in una fase di maturità meno avanzata.
Sicuramente il progetto del Playout è quello che stiamo affrontando in maniera più immediata, insieme alle tematiche di trasformazione del processo produttivo e, in particolar modo, la trasformazione verso la tecnologia IP.
L’area di Playout vede oggi due differenti location: il TOC di Segrate e quella di Cologno Monzese. Nel prossimo futuro è prevista una concentrazione di queste due aree?
Qui l’obiettivo è quello di mantenere una ricerca continua verso l’efficienza e la standardizzazione. Ciò porterà ad avere, all’interno del campus di Cologno Monzese, la sede principale del gruppo e la totalità della capacità di emissione. Il centro di Segrate invece, rimane estremamente importante. Qui andremo a trasferire alcune delle principali attività che vengono oggi delegate all’operatore di rete; come ad esempio la centrale video, che è un altro dei progetti importanti che affronteremo nei prossimi mesi. Oltretutto, Segrate manterrà anche un ruolo estremamente importante: sarà il disaster recovery di tutta la nostra area logistica e di trasmissione del segnale, su tutte le piattaforme.
Quindi, tutti i Playout saranno allocati al Campus di Cologno Monzese, con il disaster recovery a Segrate?
Si, saranno presenti nel campus di Cologno, con il backup su Segrate.
Anche sulle infrastrutture siete molto avanti, guardando anche al vostro progetto in fase di realizzazione che riguarda l’integrazione IP, con la relativa connessione di tutti i campus.
Che tempi vi siete dati anche per il progetto relativo all’infrastruttura IP?
La conversione della nostra capacità produttiva in IP, è un progetto che stiamo perseguendo già da qualche anno è che ci vedrà impegnati per convertire l’intero ecosistema del gruppo verso questa tecnologia. Diciamo che più che una ricerca di efficienza verso i costi produttivi, penso che sia una necessità dettata dai tempi: quella di poter operare con grande flessibilità tra le varie sedi. Quindi, la possibilità di poter collegare regie e studi, a prescindere da quella che può essere la localizzazione delle troupe produttive o delle risorse artistiche. Il nostro obiettivo non è l’efficienza di costo, ma la flessibilità produttiva.
Per ciò che riguarda la conversione degli studi in IP, a che punto siete e quali sono i tempi per gli ulteriori sviluppi?
Sul tema della conversione dei nostri centri di produzione siamo abbastanza avanti. Roma, il centro di produzione del Palatino (che ospita principalmente il TG5), è completato.
Per l’Elios, che vede la maggior parte della produzione d’intrattenimento, ci siamo dotati di due IP Van totalmente basati su tecnologia IP. Per Cologno Monzese stiamo completando le regie, sempre basate sulla tecnologia IP. Contiamo di completare tutto il centro di produzione entro il 2021.
L’IP VAN 19 rappresenta (anche a livello europeo e forse mondiale), un primato tecnologico. È un progetto importante che sicuramente ha introdotto nuove modalità nel processo di produzione all’interno di Mediaset. Avete in qualche modo fatto delle valutazioni dell’efficientamento che ha apportato questo nuovo sistema?
Si, diciamo che la ricerca nella realizzazione dei due IP Van, che ad oggi sono disponibili alle produzioni del gruppo Mediaset, è stata un’esigenza più che una ricerca di efficienza, verso strumenti tecnologici che offrissero flessibilità, anche a livello logistico.
Ci siamo concentrati non tanto sulla ricerca dell’efficienza e sul processo produttivo, quanto sulla capacità del gruppo Mediaset d’innovare strumenti come le regie mobili, senza dover dipendere dalla disponibilità di questi strumenti sul mercato, ma potendo organizzare la propria capacità produttiva completamente all’interno del gruppo.
SPYCERNODE SC È UNA SOLUZIONE COMPATTA, EFFICIENTE E ALTAMENTE PERFORMANTE CHE OTTIMIZZA AL MASSIMO IL RAPPORTO PRESTAZIONI-INVESTIMENTO. È DEDICATA ALLE STRUTTURE CHE DEVONO OTTIMIZZARE IL BUDGET, MA CHE NON VOGLIONO COMUNQUE RINUNCIARE A UN WORKFLOW HIGH-END.
SpycerNode SC è stato sviluppato pensando alle necessità delle post-produzioni moderne, dove il requisito principale è la performance real-time per flussi video multipli 4K o 8K, non compressi. Altri fattori indispensabili sono: l’affidabilità, un design compatto e un Total-Cost-of-Ownership estremamente vantaggioso.
SpycerNode SC non è solo uno storage, ma una vera soluzione “turn-key”. Integra infatti il Production Asset Management di Rohde & Schwarz, SpycerPAM, completo e flessibile per tutte le esigenze di post-produzione.
Ogni nodo SpycerNode SC può garantire fino a 22GB/s di Throughput e ospitare fino a 60 drives di varie tipologie (dischi rotanti SAS oppure solid-state drives NvME), offrendo così un building block molto potente e scalabile. Inoltre, ogni unità può funzionare in autonomia o in cluster con altri nodi, utilizzando un approccio scale-out.
SpycerNode SC integra un ILM (Information Lifecycle Management) molto completo, in grado di gestire tutta la vita dei dati, includendo tiering, mirroring e metro-clustering, integrando storage di tipo private e public cloud; così da massimizzare la disponibilità del dato e minimizzare il costo di gestione dello stesso.
“I team creativi devono poter collaborare liberamente, senza limitazioni date dalle infrastrutture di rete e di storage e, non devono essere ingegneri per configurare i propri sistemi.”, tiene a precisare Fabrizio Mariani, Sales Manager della Divivisione Media Technologies (MPS) di Rohde & Schwarz Italia, “SpycerNode SC offre loro tutta la potenza necessaria, con la massima facilità d’uso e d’integrazione; rendendo progetti e file video immediatamente disponibili su tutti i propri device, anche in smart working”.
SpycerNode SC garantisce tutte le performance richieste dai clienti, permettendo di poter gestire qualsiasi operazione di post-produzione direttamente dallo storage condiviso, senza costose operazioni di copia e permettendo workflow collaborativi sullo stesso contenuto. Inoltre, supportando performance fino a 6 GB/s per ogni singolo client, offre la libertà di evolvere il proprio workflow, utilizzando nuove risoluzioni, formati e applicazioni, sapendo di poter contare su un’infrastruttura dati molto potente e affidabile.
Queste performance sono fondamentali nelle post-produzioni cinematografiche e televisive, dove le operazioni di Color Correction devono essere fatte in real-time e quelle di conforming, restaurazione, transcodifica e masterizzazione necessitano di prestazioni “più che real-time”, anche su contenuti non compressi in 4K e 8K; come file DPX e OpenEXR.
Le performance di SpycerNode SC sono disponibili per tutte le tipologie di client e sistemi operativi, come Windows, Apple Mac e Linux e per i più diffusi programmi di post-produzione audio/video, come per esempio: Da Vinci Resolve, la suite creativa di Adobe, la suite Avid e molti altri.
SpycerNode SC utilizza una connettività Ethernet con velocità fino a 400 Gigabit e offre la potenza di un sistema SAN combinato con la facilità d’uso di una NAS, tutto all’interno di un singolo chassis, senza necessità di server, metadata controllers e backbone esterni. La facilità di configurazione, integrazione e manutenzione sono tra gli obiettivi chiave del progetto che mira a ridure la complessità di queste attività, rendendolo estremamente “user friendly”. Difatti, tutto il sistema può essere gestito in maniera semplice dall’interfaccia Web, dove la configurazione viene eseguita con delle comode wizard che aiutano anche gli utenti meno esperti. Per la gestione giornaliera del sistema, le operazioni per “montare” il volume sui client, e per configurare utenti e privilegi, non sono infatti necessarie specifiche abilità tecniche.
SpycerNode SC, integrando SpycerPAM, il product asset management marchiato Rohde & Schwarz, migliora inoltre la fruizione dei propri media e progetti, fornendo funzionalità di transcodifica, indicizzazione e gestione dei permessi su video e progetti, offrendo un ambiente di post-produzione ordinato, pulito e collaborativo, semplificando lo smart working e la produzione remota.
Tutti questi fattori concorrono a rendere SpycerNode SC un acquisto estremamente vantaggioso, diminuendo la complessità, massimizzando l’utilizzabilità e il ritorno sull’investimento.
LA FIVB HA AFFIDATO A ONE TV LA PRODUZIONE TELEVISIVA DELL’IMPORTANTE MANIFESTAZIONE SPORTIVA APPRODATA A RIMINI FIERA. VEDE LA PRESENZA DI SQUADRE IN ARRIVO DAI DIVERSI CONTINENTI, CHE DISPUTERANNO BEN 248 INCONTRI IN POCO PIU’ DI UN MESE.
TRA I PARTNER SELEZIONATI DA ONE TV PER AFFRONTARE QUESTA IMPORTANTE SFIDA, CHE VEDE ALL’OPERA OLTRE 100 TECNICI, TROVIAMO: INFRONT, NETCO, LIVESAT, SOUL MOVIE, ROAD EVENT E, SOPRATTUTTO, LA BLT CHE, IN POCHISSIMO TEMPO, HA REALIZZATO LE SOLUZIONI CUSTOMIZZATE SULLE SPECIFICHE RICHIESTE ESPRESSE DALLA FIVB E DA ONE TV.
Numeri significativi quelli dichiarati dal VNL-VolleyBall Nations League, organizzato dalla FIVB-Fédération Internationale de Volleyball, e ospitato dalla Fiera di Rimini, dal 24 maggio al 27 di giugno. La FIVB ha commissionato alla ONE TV la produzione televisiva dell’intero evento. Ecco l’importante evento manifestazione internazionale in numeri:
· • 33 giorni continuativi di produzione live
· • 578 ore totali di diretta
· • 248 incontri totali
· • 8 incontri giornalieri
· • 27 paesi collegati
· • 3 OBVAN impegnati
· • 118 tecnici e addetti
Il coordinamento della regia e delle attività di pre-produzione è stata affidata a Nello Isola, coadiuvato nella fase realizzativa anche da Angelo Carosi, visto che, in alcuni casi, vengono realizzati anche due match in contemporanea; oltre al numero di incontri previsti ogni giorno. I due registi sono supportati da Franco Scotton e Maurizio Quattrini. Imponente lo sforzo tecnologico messo in campo dalla ONE TV guidata da Andrea Gianolli.
Oltre all’impiego di due OB Vandestinati alle riprese, vede anche l’utilizzo di un terzo OB Van, dedicato all’imponente lavoro di catalogazione e generazione dei meta-data, utilizzati dai diversi broadcaster per confezionare i loro servizi; oltre che dalle numerose piattaforme distribuite nei diversi continenti, che hanno acquisito i diritti per la delivery dell’evento.
In questo caso, è stato notevole lo sforzo della BLT che ha approntato in tempi davvero ristretti, oltre all’imponente sistema di slow-motion operativamente ultraveloce, come richiede questo tipo di match (forse più di qualsiasi altro sport). Prevede 24 canali di registrazione (per ogni singolo sistema di produzione), e una capacità di storage condiviso di 180TB.
Il volume delle clip generate quotidianamente, vede una media di circa 8.000 clip, per una previsione totale che dovrebbe superare le 260.000. Il sistema è comunque dimensionato per oltre 4 milioni di sequenze.
Le clip, che vengono gestite mediante la generazione di avanzati meta-data e catalogate con il potente database integrato dalla BLT, possono essere visionate e acquisite sia in alta qualità che in Low-Res, mediante il browser, anche per una consultazione veloce; per poi effettuare la selezione e scaricare quelle che l’editor ritiene utili per il proprio servizio. In partenza, erano circa una decina le piattaforme web collegate dai diversi continenti; un numero destinato a crescere in base ai successi delle singole squadre e alla loro posizione nella classifica.
Altre tre postazioni sono invece operative all’interno del compound e forniscono contenuti ai vari giornalisti presenti nella location dell’evento. Va poi detto che One TV, in questo caso (visto il particolare periodo di contenimento e per poter rispondere adeguatamente al notevole impegno operativo che vede gli otto match previsti ogni giorno spesso, sovrapposti o con pause limitate), ha dovuto organizzare anche le attività di ospitalità e ristorazione, andando a pianificare così un’organizzazione a 360° di tutte le fasi, a livello di gestione e logistica.
La storia della televisione che fu, e che ha contribuito allo sviluppo della televisione che guardiamo oggi, raccontata da uno dei suoi protagonisti. Con aneddoti, ricordi, interviste ed esperienze vissute in prima persona.
Ranuccio Sodi ha, infatti, maturato una significativa e lunga esperienza nel settore, ricoprendo vari ruoli con una lunga gavetta iniziata come proiezionista, per passare poi a fonico, montatore cinematografico, film-maker, operatore di ripresa in Rai, autore, produttore e regista.
Vanta inoltre importati collaborazioni con alcuni dei grandi della regia televisiva, come Enzo Trapani, Giancarlo Nicotra e Vito Molinari.
Fino a d oggi ha raccolto ogni possibile sfida professionale: spot pubblicitari, fiction, documentari, videoclip, special televisivi, magazine e programmi come Sulla cresta dell’onda, Ultimo Minuto, L’importante è esagerare, Banane, Cielito Lindo, Bulldozer, corti e lungometraggi come Lo stradonecol bagliore, il biofilm su Enzo Jannacci, Il maoista riluttante, per il 50° anniversario del ’68; passando per webTV e startup del settore.
Nel 1995 ha anche collaborato alla realizzazione del primo reality italiano, Davvero, trasmesso da Rai3.
Quindi, il risultato è un libro scritto da qualcuno che la televisione l’ha vissuta in prima persona, direttamente sul set e da vari punti di osservazione; e non certo per sentito dire.
Ranuccio Sodi, autore del libro C’era una volta il monoscopio: Epopea e declino ella televisone generalista.
Il libro, edito da Edizoni Emuse, C’era una volta il monoscopio rappresenta quindi una testimonianza preziosa, anche attraverso il contributo, i ricordi e le confidenze di alcuni dei principali protagonisti che hanno fatto grande il piccolo schermo, intrecciando l’incontro con una serie di pionieri di quell’epopea (da Vito Molinari ad Antonio Ricci, passando per Antonello Falqui, Angelo Guglielmi, Renzo Villa, Paolo Beldì e altri significativi testimonial, con contributi di Carla Vistarini e Giorgio Simonelli), a schede tecniche che storicizzano le innovazioni tecnologiche. L’autore argomenta come proprio la tecnologia abbia inizialmente condizionato, e poi fornito, le potenzialità per lo straordinario sviluppo linguistico e la spettacolare penetrazione popolare della televisione.
Nelle vicende narrate, nei volti conosciuti e nelle presenze che hanno plasmato il medium televisivo, risulta evidente come la storia della tv nazionalpopolare corra parallela alla storia d’Italia: quasi settant’anni di trasmissioni Rai e oltre quarant’anni di liberalizzazione dell’etere hanno assolto a un ruolo fondante dell’identità nazionale; in particolare di quella linguistica e culturale.
Come evidenzia lo stesso autore: “Un racconto – dal di dentro – della complessa macchina televisiva.”
“In un tardivo sforzo di riconciliare spezzoni di memorie audiovisive che si stanno estinguendo – dice lo stesso Sodi – ecco un condensato e appassionato racconto dell’epopea paleo-televisiva, utile a riconnettere i frammenti personali per chi l’ha vissuta, o comprendere e inquadrare le fenomenologie per chi non c’era.”
Il volume, dal titolo C’era una volta il monoscopio. Epopea e declino della televisione generalista, è edito da Emuse (256 pagine).
È arricchito da immagini di repertorio, fotografie scattate dentro e fuori gli studi televisivi, dai ritratti dei protagonisti e dalla prefazione di Tatti Sanguineti.
TV E RADIO LOCALI, COME I CANALI OTT, POSSONO ESSERE SUBITO VISIBILI SU QUALSIASI SMARTTV, SU TUTTO IL TERRITORIO ITALIANO.
Grazie alle nuove performanti tecnologie di delivery, oggi qualsiasi TV o radio locale, può trasmettere i propri contenuti a livello nazionale, con costi molto contenuti e senza caricarsi di elevati investimenti in apparati trasmittenti, servizi di assistenza tecnica o altri costi per mantenere efficiente la rete.
Il tutto, con tempi di attivazione relativamente brevi.
Il servizio principale è, infatti, costituito dalla piattaforma proprietaria Inserter, che associa a d un mosaico presente su LCN prestabilite, il link ai propri canali e ai contenuti trasmessi localmente.
M3•PLAY è il nuovo servizio di Hbbtv-HybridBroadcast Broadband TV lanciato da M-Three Satcom, in partnership con IntecGroup, per supportare gli editori Radio e TV indipendenti nell’accrescimento e nel potenziamento dei propri canali e servizi, grazie alle funzionalità delle Smart TV.
La grande opportunità offerta dalla nuova tecnologia, dalla convergenza di media alla necessità di trovare nuovi spazi in vista delle future revisioni dei piani frequenze, ha di fatto aperto il campo a un servizio affidabile e innovativo, che permette agli editori radio e TV “tradizionali” di accedere alle funzionalità “Smart”. Attraverso un numero del telecomando per è possibile rendere disponibile agli spettatori il proprio palinsesto principale, le programmazioni aggiuntive, i servizi d’interattività, i Video On Demand, gli approfondimenti, le informazioni utili e aprire così al vasto mondo dei contenuti disponibile in rete.
M3•PLAY è il nuovo servizio di Hbbtv-Hybrid Broadcast Broadband TV che M-Three Satcom e IntecGroup hanno realizzato, un sistema che copre a 360° le esigenze dell’editore o del content provider.
Il servizio principale, è costituito dalla piattaforma proprietaria Inserter che associa a un mosaico presente su LCN prestabilite, il link ai canali e ai contenuti. Possono essere realizzati singoli link a mosaici multi-editore, piuttosto che creare un servizio personalizzato per il canale DTT, che contiene i diversi contenuti e servizi dell’emittente.
Grazie alle infrastrutture e ai teleporti di M-Three e Intec, il servizio include: le funzioni di connettività e distribuzione del segnale sulla rete, con MainLink per la contribuzione segnale compresso e con controllo di qualità su rete pubblica, connettività dedicata per completi bouquet di canali e la diffusione in CDN con diverse classi di servizio in funzione degli utenti attesi. Inoltre, è disponibile lo storage protetto di contenuti per la fruizione VOD, la gestione di eventi Live con banda dinamica per i picchi di ascolto, la registrazione e il reporting dei dati.
Una caratteristica unica del servizio è la possibilità di offrire eventi sportivi, concerti e manifestazioni artistiche in modalità Pay-per-View, gestite con l’offerta di diffusione via satellite di M-Three Satcom, che prevede sempre più soluzioni vantaggiose per le radio e tv che richiedano una maggiore copertura e qualità. Si completa con le nuove soluzioni di IPTV e HBBTV, per dare la massima diffusione ai canali, qualsiasi sia il loro target e la gamma di servizi offerti.
Moda Movie, il festival dedicato ai giovani talenti creativi della moda, del cinema e dell’arte, è arrivato alla sua 25esima edizione.
Anche per quest’anno, oltre che per moda e all’arte, un adeguato spazio è dedicato anche al cinema, con il concorso “Corti in Viaggio”.
L’obiettivo è sempre, come per le precedenti edizioni, dare spazio a giovani creativi che, in questa occasione, hanno la possibilità di mostrare le proprie capacità artistiche.
Moda Movie, in collaborazione con i propri partner, offre un’importante passerella, per presentare cortometraggi della durata massima di 10 minuti, oltre ai titoli di coda.
Una delle sfilate della precedente edizione di Moda Movie.
È stato pubblicato online il bando del concorso per giovani registi, che va ad aggiungersi al contest per fashion designer per il quale sono già stati resi noti i nomi dei 15 finalisti che a settembre si confronteranno. L’intento è sempre quello, come dicevamo, di valorizzare e promuovere i talenti emergenti anche nel mondo degli audiovisivi, dando loro una possibilità di confronto, formazione, crescita professionale e visibilità.
Il concorso è riservato infatti esclusivamente a giovani registi nati dopo il 1° gennaio 1986.
Le opere dovranno essere iscritte alla competizione attraverso l’apposita scheda “Corti in Viaggio”, entro il 25 luglio 2021.
Sono previsti premi, anche in denaro, oltre che stage formativi.
Un intervento del Presidente Sante Orrico durante la precedente edizione di Moda Movie.
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